venerdì 1 marzo 2019



Questa settimana, nel consueto appuntamento con la rubrica “A tu x tu col Crc”, spazio all’intervista con Stefano Bruschi, ex giocatore del Crc, allenatore delle under biancorosse, arbitro serie C, giudice di linea in serie B.
Quando hai visto per la prima volta la palla ovale del rugby cosa hai pensato? 
“Fin da piccolo, prima degli anni 80’, vedevo i programmi sportivi televisivi. Da quando sono arrivato in città ho iniziato a giocare a calcio ma quando ho scoperto il rugby ho mollato tutto e ho scelto questo sport, andando direttamente con l’Under 19, allora il Civitavecchia Rugby”.
Raccontaci la tua storia di giocatore, allenatore, arbitro e giudice di linea.
“Ho iniziato nell’83’ e contemporaneamente in C1 col Civitavecchia Rugby. Poi sono stato fermo, ho fatto un campionato universitario col Cus Roma. Successivamente con la rinascita del rugby col Crc ho ricominciato a giocare. Nel frattempo sono diventato arbitro, mentre la carriera rugbistica l’ho terminata 11 anni fa. Poi ho dato una mano a Felice Raponi nell’allenare l’Under 18 nel 2011, poi ancora 4 anni fa una femminile nel seven, quest’anno invece l’under 13 ma sono stato costretto a lasciare per motivi di lavoro”.
Cosa significa essere giocatore, allenatore, arbitro, giudice di linea di rugby? 
“La completezza assoluta nel rugby, vivi tutte le fasi dello sport. Come giocatore ti diverti, ma ci riesci anche nelle altre vesti, come ad esempio insegnare ai ragazzi”.
Avendo allenato molti giovani del CRC, cosa vedi in questi atleti, ci sono ragazzi di particolare talento?      
“Il rugby in città è sempre stato a buon livello, ci sono ottimi ragazzi. Come gioco sono bravi, non da meno di altri giovanili più radicate”.
Quando alleni i giovani rugbisti noto che spesso oltre che insegnare la tecnica spieghi loro le regole del gioco corretto. Quale delle due è la parte più difficile da spiegare? 
“Le regole del gioco, perché sono tante e complesse da far capire. Non è semplice, perché un conto è la teoria ma la pratica è un’altra cosa. C’è un avversario, ci sono delle pressioni differenti”.  
Il rugby del CRC in questi anni si è particolarmente dedicato ai giovani, alcuni li hai visti anche salire di età e giocare nella massima serie. Che sensazione ti ha dato? 
“Vedere dei ragazzi che ho visto crescere e ora giocare in prima squadra, amalgamarsi con altri giocatori e miscelarsi in modo omogeneo è la cosa più importante”. 
Allora il CRC targato 2018-2019 come sta giocando a tuo parere?
“L’ho visto anche come giudice di linea, secondo me è un caterpillar, una squadra forte come quest’anno non l’ho mai vista”. 

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