mercoledì 28 novembre 2018



Francesco Iannucci, Direttore Tecnico del settore giovanile, da quattro mesi nello staff del Rugby Viadana 1970, ci spiega che “al centro di tutto ci sono i ragazzi, i quali vivono in una società piena di sfide e contraddizioni. E’ fondamentale capire questo per non essere dei nostalgici dei tempi andati e non ricercare strumenti e modalità che non funzionano più: non è possibile confrontare i nostri tempi con questi”.

Si pensa spesso al risultato, forse il vero cambiamento sarebbe parlare anche d’altro no?

“C’è una certa tendenza a voler primeggiare ottenendo tutto e subito, senza accettare errori, stop o difficoltà come elementi normali che appartengono a un percorso di crescita. Tutti, invece, dobbiamo fare uno sforzo culturale e accettare che il risultato è solo la parte visibile di un lavoro a lungo termine che coinvolge diverse componenti: la famiglia, la scuola, i tecnici, i dirigenti di una società sportiva. Ognuno ha un compito diverso ma tutti lo stesso obiettivo: lo sviluppo a lungo termine della persona e quindi dell’atleta. Quando parliamo di cosa significa vincere nel Rugby Viadana, riflettiamo sul fatto che la vittoria non risiede nel punteggio di una partita ma vuol dire dare e tirar fuori il massimo da ognuno per le proprie potenzialità. Ben venga l’errore perché parte dell’apprendimento”.
A proposito di risultati, tempo fa Stephen Abound (responsabile della formazione di alto livello della FIR) spiegò che il primo dei suoi obiettivi nel nostro Paese era “alzare la marea” del movimento ovale: una bella metafora per dire che se non si cresce dal basso è difficile ottenere risultati… “E’ senz’altro la stessa direzione che dobbiamo prendere come Club. La Formazione di uomini-atleti deve caratterizzarci sia da un punto di vista tecnico, che di impatto sociale sul territorio e devo dire che la società è molto sensibile ed ambiziosa su questo”.

Un Club non migliora se non migliorano le persone, in questo caso gli educatori e le loro ambizioni, ma voi da dove siete partiti? 

“Reclutamento e formazione di educatori e allenatori sono aspetti strategici nel piano di crescita del Rugby Viadana. Ad inizio stagione ci siamo posti degli obiettivi raggiungibili chiedendoci di cosa avessimo bisogno. Ora ci stiamo concentrando su una metodologia comune, su cosa osservare, come proporre i contenuti e a chi. Insomma il nostro progetto di formazione degli allenatori riguarda il nostro ‘come’ più che il nostro ‘cosa’. I principi che stiamo cercando di rinforzare sono essenzialmente due: il protagonismo dei giocatori e lo stimolo a provare senza paura di sbagliare. Crediamo sia importante che la scelta e la decisione all’interno del campo appartenga al giocatore e che l’allenatore possa aiutarlo a scoprirle stimolandolo a pensare”.

Eddie Jones dopo la recente sconfitta dell’Inghilterra contro la Nuova Zelanda afferma: «I giocatori sentono la partita, gli allenatori non la sentono, la vedono. Se sentono che c’è l’opportunità di far crollare l’opposizione devono andarci». Il rugby è uno sport di squadra e di situazione, tu fino ad ora ci hai parlato di principi da rinforzare, scelta e decisione (due concetti ben diversi) ma quindi posso azzardare parlando anche di sviluppo di una leadership? 

“Il nostro obiettivo è sviluppare un giocatore che sappia anticipare il gioco, dunque uno che viva un gran numero di situazioni diverse, in modo tale da imparare ad orientare la propria attenzione sulle cose giuste e prenda decisioni per gestirle con la tecnica adatta. Chi prende decisioni proprie, non si crea alibi ma si assume responsabilità. Perciò credo che stimolare un ragazzo a pensare e scegliere abbia una valenza tecnica ma gli sia utile anche nella vita a venire. Lo sport è un ambiente di apprendimento… l’allenamento è efficace nel momento in cui i ragazzi comprendono i problemi e trovano soluzioni in modo autonomo. Cos’è un leader se non un anticipatore e una persona che sappia scegliere sotto pressione?”

Mentre per i ragazzi più che di leadership, Iannucci parla di “auto efficacia e percezione di competenza. Questi sono elementi necessari per formare nel tempo delle personalità dominanti o semplicemente soddisfatte e divertite di quello che fanno. Successivamente, nel gioco dei ‘grandi’ saranno importanti i leader e saranno importanti i gregari. 
Ma soprattutto aggiunge “sarà importante la chimica che l’allenatore saprà creare fra loro”.

Ultima domanda, pensiamo a cosa significa rugby… sostegno e continuità. Sei d’accordo?
“Per me valgono i principi di questo sport e non è retorica.
Ovviamente un Club è una Comunità di persone diverse fra loro e quindi a volte anche conflittuali. Ma devo dire che qui davvero le differenze possono trasformarsi in valore e si percepisce un ambiente di persone che vivono questo sport sulla propria pelle dentro e fuori dal campo: tecnici, giocatori, volontari, genitori, staff. La struttura dello Zaffanella permette di vivere il Club come Comunità e questo è bellissimo. 
Voglio ringraziare il Presidente Tizzi perché sostiene con i fatti il lavoro sul Settore Giovanile e tutti gli allenatori, preparatori e le società con cui collaboriamo di Cavezzo, Carpi e Guastalla perché dimostrano ogni giorno una professionalità e una serietà incredibili”.

(Veronica Cerati)

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