Le mamme, nel rugby, sono una componente fondamentale del nostro sport. Parliamo soprattutto delle squadre juniores, le cosiddette under per intenderci. Mamme sempre indaffarate e in modalità multitasking portano il figliolo al campo, ma sono già pronte a portare l’altro/l’altra figlio/figlia in piscina per esempio.
Quando
si riescono a rilassare un minuto vengono accolte in club house e rifocillate
da Valerio con i suoi caffè, i te’ e le tisane. Terminati gli allenamenti
iniziano la vera “battaglia” con i figli, cioè l’attesa snervante dell’uscita
dagli spogliatoi dopo la doccia. I ragazzi si rilassano in interminabili docce
non curandosi minimamente delle mamme che attendono fuori scalpitanti perché
magari devono andare a riprendere l’altro figlio/figlia in piscina o in
palestra, ma quando finalmente si decidono ad uscire dallo spogliatoio inizia
il vero “conflitto”.
Prima di tutto le ramanzine per i
capelli bagnati: infatti la maggioranza dei ragazzi dopo la doccia non asciuga
i capelli, adducendo le scuse più svariate e fantasiose, del tipo: “ho
dimenticato l’asciuga capelli” che sicuramente è riposto in qualche meandro del
loro borsone, oppure rivolgendosi alle mamme dicono “è colpa tua perché hai
sempre fretta e non mi dai il tempo di asciugarmi i capelli“, o “stavo usando
il phono e mi si è bruciato in mano”.
Un ragazzo che allenavo una volta
mi disse, giustificandosi, che aveva paura della corrente e quindi non riusciva
ad attaccare la spina alla presa. Le “cazziate” continuano quando i distratti
ragazzi perdono gli indumenti, smarriscono maglie, mutande, calzini, giacconi e
a volte anche le scarpe. Sono le cose che fanno imbestialire di più le mamme
che redarguiscono i loro figli con il più classico “a casa facciamo i conti”
oppure “se ti ammali a scuola vai lo stesso anche con la febbre a 40”.
Ho visto mamme tifose che, durante le partite, riprendono amichevolmente l’arbitro, reo di non avere fischiato un fallo, e se malauguratamente nell’azione era impegnato il proprio figlio rischiare l’incolumità fisica. Ho visto mamme seguire i propri figli anche nelle trasferte più lunghe ed improbabili, anche in camper. Ho visto mamme preparare per i terzi tempi , sublimi dolci, crostate, ciambelloni, torte, tiramisù e tanto altro ben di Dio.
Per
carità “son tutte belle le mamme del mondo “ ma le madri del rugby sono
differenti… hanno non una ma dieci marce in più, sono quattro ruote motrici,
dei splendidi cicloni inarrestabili mosse solo da una cosa: l’immenso amore per
i loro “cuccioli” a volte anche di 100 chili ma pur sempre cuccioli. Ho visto
mamme ringraziare, con i lucciconi agli occhi ,l’Avezzano Rugby e noi
allenatori per avere trasformato i loro figli da pulcini bagnati in veri uomini
.
Permettetemi di parlare della mia
Lei è stata una delle prime “mamme
Rugby “ non ha mai assistito ad una partita di rugby perché avendo due figli
che giocavano non reggeva l’ansia di vederci prendere colpi e quant’altro.
Quando dopo una partita rientravamo a casa io e mio fratello, la prima domanda
era “ vi siete fatti male?” assicuratasi che eravamo tutti interi sfoggiava il
suo meraviglioso sorriso e ci chiedeva anche il risultato della partita. Quando
avevamo degli infortuni il suo mantra era “ho fatto i figli sani e mi ritornano
rotti”.
Ricordo un episodio in particolare:
ci recammo a giocare a Civita Castellana, credo fosse novembre o dicembre,
giornata freddissima e piovosa campo infame in terra ancora più abrasivo con la
pioggia. Piovve talmente forte che l’acqua cancellò la segnatura del campo costringendo
l’arbitro a sospendere la partita. Nel frangente in cui si poté giocare ,sia io
che mio fratello facemmo in tempo ad infortunarci. Io nulla di serio, delle
evidenti escoriazioni in volto dovute all’abrasività del terreno, ma mio
fratello Danilo invece subì un infortunio serio ma invisibile, cioè la frattura
della mandibola.
Il rientro a casa fu “difficile”,
anche perché dovevo spiegare a mia madre che Danilo aveva avuto un serio
infortunio. Mamma vide per primo me e rimase colpita dalle escoriazioni che
avevo in volto. Vedendo quindi mio fratello che non aveva i segni evidenti di
un infortunio non capì subito la gravità della cosa. Quando realizzò sbiancò in
volto e la prima cosa che ci disse “Voi due non giocate più “. Naturalmente con
buona pace di mamma continuammo a giocare a rugby.
Le mamme del rugby di Avezzano sono le tifose di
sempre
Mariapia B., Maria Pia G., Lella,
Cristina, Lucia, Elvira, Lucia S., Maria Grazia (a mio avviso la mamma rugby
per antonomasia) Maria (la nostra front-woman della segreteria che quando ci
sono gli allenamenti è un po’ la mamma di tutti i campioncini) Federica, Serena
(accoglienza del pubblico), Caterina, Daniela, Angela, Luciana, Loredana,
Linda, Samanta, e le nuove leve Marianna, Valentina e tante altre mamme giallo
nere nelle vene.
Le “mamme Rugby “ sono e saranno
sempre in apprensione per i loro cuccioli ma nonostante ciò sosterranno sempre
i loro figli nella loro passione , con ardore e trasporto.
Saranno sempre pronte a fare un
numero imprecisato di lavatrici di indumenti da gioco sporchi ed infangati.
Saranno
sempre le prime tifose, sempre in prima linea .
Nessuna mamma si augura di avere un
campione tra le mani, sennò ha sbagliato sport!
Il futuro del figlio non è sfondare
nel rugby ma crescere con questo, con quello che gli da e lo fa diventare.
Questo mi auguro. Mete importanti
nella vita e uomini migliori per il nostro domani.




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