L’ALLENATORE DEGLI
AVANTI DELLE ZEBRE CARLO ORLANDI FA IL PUNTO SULLA PREPARAZIONE ESTIVA DEL
PACK MULTICOLOR.
“C’È TANTA VOGLIA, È
UN PIACERE VEDERE TANTI RAGAZZI CHE VOGLIONO CRESCERE E RAGGIUNGERE UN
OBIETTIVO”
Parma, 1 agosto 2019
– Continua il percorso di avvicinamento delle Zebre alla loro ottava
stagione in Guinness PRO14, il prestigioso campionato internazionale al via
il prossimo 28 settembre con la trasferta allo Stadio di Murrayfield in
Scozia.
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In occasione della terza settimana di allenamenti sui campi e nelle
strutture della Cittadella del Rugby di Parma, l’allenatore degli avanti
della franchigia federale Carlo
Orlandi ha parlato ai microfoni del sito web del club,
raccontando le ultime novità riguardanti i giocatori della mischia multicolor
ed il programma di lavoro che li vedrà coinvolti in questa seconda fase di
preparazione estiva.
Piacentino, classe 1967, coach Orlandi è stato in
passato tallonatore della Nazionale Italiana, disputando42 gare ufficiali con gli Azzurri tra 1992
e il 2000, segnando 4
mete e sollevando anche la coppa Fira nel 1997. Cresciuto nelle file del Rugby Lyons
di Piacenza, Orlandi ha successivamente indossato la maglia dell’Amatori
Rugby Milano, squadra con cui nel 1996 vinse il massimo campionato italiano
di rugby, del Rugby Rovigo Delta e del Piacenza Rugby, prima di chiudere la
propria carriera di giocatore nel 2001 col massimo club piacentino.
Conclusa la sua attività professionistica in campo,
il tallonatore Azzurro ha quindi intrapreso il proprio percorso di tecnico.
Dopo due esperienze stagionali al timone delle selezioni nazionali italiane
Under 19 e Under 21, Orlandi è stato dal 2003 al 2014 allenatore degli avanti
della Nazionale maggiore, per poi guidare il pack degli Azzurrini tra il 2014
e il 2017 e successivamente, nel 2016, il collettivo dell’Italia Emergenti.
Nel luglio 2017 arriva infine il suo passaggio in casa Zebre dove ha
ritrovato l’allenatore dei trequarti Alessandro Troncon con cui aveva guidato
gli Azzurrini ad uno storico piazzamento nella “top 8” ai mondiali di
categoria.
Carlo quest’anno il
gruppo degli avanti delle Zebre può contare su 25 tesserati, su 3 permit
players ed ha conosciuto tanti nuovi innesti. L’allargamento della rosa è
sicuramente un fattore positivo. Che obiettivi ti sei prefissato per la tua
terza stagione a Parma? “Personali nessuno, di squadra sì. Tutti
noi stiamo lavorando per raggiungere la qualificazione ai playoff del
Guinness PRO14 e ai quarti di finale di Challenge Cup. Cerchiamo di lavorare
al meglio per raggiungere questi due obiettivi, difficili, ma a cui
crediamo”.
Con tanta
competizione interna quali saranno i parametri che guideranno le scelte dello
staff tecnico per selezionare di volta in volta i 23 in lista gara? “Il concetto è quello di mettere
in campo la miglior squadra, per cui l’inserimento di alcuni giocatori è
legato ad una strategia che per lo più resterà uguale e ruoterà intorno alla
loro voglia di giocare e di mantenere la palla. E ovvio che diversi avversari
permetteranno di inserire anche diverse formazioni, tenendo conto del grosso
impegno che hanno alcuni giocatori che è quello di servire la Nazionale”.
Nel pack sono
arrivati alcuni giocatori di comprovata esperienza internazionale come il
tallonatore Bigi, il pilone romeno Tarus e le due seconde linee irlandesi
Kearney e Nagle: in cosa potranno fare la differenza nel gruppo delle Zebre
dentro e fuori dal campo?“La cosa più importante per il gruppo dei nostri
avanti è che questi nuovi giocatori hanno portato tanta professionalità e
sono stati dei virus positivi nel lavoro”.
Insieme a loro ci
sono alcuni nuovi alcuni giovani che tu conosci bene quali Buonfiglio,
Fischetti, Manfredi e Masselli nonché altri permit players: come li hai
ritrovati dopo le esperienze nei rispettivi club e cosa dobbiamo aspettarci
da loro al primo campionato di Guinness PRO14? “Alcuni di loro li abbiamo già visti
la scorsa stagione come invitati, qualcuno fortunatamente ha anche accumulato
un po’ di minuti con le Zebre. Quest’ultimi sono più vicini all’aspetto
fisico e tecnico della nostra squadra. I nuovi innesti dovranno invece
crescere fisicamente e maturare un’esperienza per essere competitivi e per
essere per noi allenatori una scelta per la partita del finesettimana”.
Come valuti lo stato
di forma generale degli avanti multicolor? “Ogni anno si parte sempre un po’
meglio, rimane in cascina un po’ del lavoro precedente. C’è tanta voglia, il
bello di questo gruppo è che è un piacere venire qua la mattina e vedere
tanti ragazzi che hanno come idea quella di crescere e raggiungere un
obiettivo. Tutto quello che manca arriverà, speriamo in breve tempo ma
arriverà”.
In cosa vi state
preparando in queste prime settimane di allenamento? Abbiamo visto tanta
tecnologia e macchinari in campo? “La tecnologia aiuta certamente,
anche se non ti porta subito al risultato. Stiamo lavorando molto dal punto
di vista fisico che è una costante di ogni periodo di preseason, ma rispetto
all’anno scorso stiamo anche inserendo qualche aspetto tecnico in più, visto
che abbiamo bisogno di crescere e visto che il gruppo è giovane, per cui
dobbiamo far fare ai nuovi arrivati qualche esperienza in allenamento”.
E come cambierà la
preparazione degli avanti zebrati nelle prossime settimane che ci
avvicineranno alle due amichevoli di Settembre? “Pian piano si
inserirà sempre più rugby, sempre più aspetti specifici del reparto degli
avanti, quindi touche, mischie e tutto ciò che riguarda queste due fasi di
conquista, ma l’aspetto che cambierà tanto sarà man mano inserire una forma
di contatto sempre più simile a quella delle partite, arrivando pronti al
contatto nelle due amichevoli contro il Benetton Rugby”.
Come influirà
l’estate del Mondiale sulla stagione e sulla gestione della rosa? E ancora,
dopo la settimana di pausa di Ferragosto, come procederà l’inserimento degli
Azzurri che purtroppo non faranno parte dei 31 selezionati da Conor O’Shea? “Il loro
inserimento sarà graduale perché sono stati molto impegnati. Quello che mi
preme chiedere a questi ragazzi è di rimanere concentrati perché sarà un
mondiale molto lungo e abbiamo visto (la Nuova Zelanda insegna) che la finale
della Coppa del Mondo del 2011 l’ha decisa la quarta apertura (Stephen
Donald), per cui anche per chi è stato inizialmente scartato si può sempre
aprire una porta quando sei chiamato da Conor O’Shea”.
Chi è la squadra
favorita al mondiale e quale sarà invece il pack a dettare legge in Giappone? “Il mondiale non è sempre quello
che si vede nei quattro anni precedenti. Ovvio che partono favorite Nuova
Zelanda, Inghilterra, Francia e Sudafrica, anche se in queste ultime due
partite di Rugby Championship ho visto bene anche l’Australia che se mette a
posto un paio di cose può diventare una squadra competitiva”.
Hai giocato in
passato tallonatore e sei stato anche allenatore degli avanti Azzurri prima
di arrivare in casa Zebre nell’estate del 2017. A livello disciplinare e
tecnico, com’è cambiata la battaglia in mischia chiusa nel corso degli anni? “In mischia
chiusa è cambiata un pochino perché si è sempre cercato di preservare
l’incolumità dei giocatori, per cui molte regole sono state cambiate per
limitare i danni in questa fase di gioco. Si è visto però che è tutto il
resto che adesso è potenzialmente pericoloso, per cui c’è molta più
attenzione ai falli di antigioco e ai placcaggi perché a questo livello sta
veramente diventando uno sport per superman”.
In campo qui a Parma
vediamo tanto fitness e tanta tecnica individuale, anche per gli avanti,
sempre più protagonisti nel gioco aperto e nel gioco propositivo impostato da
te, Bradley e Troncon: che tipo di Zebre dobbiamo aspettarci in questa stagione? “L’idea è quella che
abbiamo cercato di impostare negli anni precedenti: un gioco in cui si
predilige il mantenimento del possesso, ma questo non esclude ovviamente
l’utilizzo del piede perché se le squadre, come è successo l’anno scorso, si
adeguano al nostro schema di gioco significa che si scoprono nella porzione
di campo dietro le linee di difesa. Dobbiamo riuscire a far capire ai nostri
registi di mixare il gioco alla mano e quello al piede perché il concetto è
sempre lo stesso, bisogna avanzare e mantenere il possesso”.
Quale sarà invece
l’apporto del nuovo skills coach Corrado Pilat per ciò che riguarda gli
avanti? “Con gli avanti un po’ meno perché al
momento si sta concentrando su tutto ciò che riguarda il gioco al piede,
quindi una necessità visto che sfortunatamente qualche partita l’anno scorso
è stata persa per aver mancato 3-6 punti al piede relativamente facili.
“Relativamente” perché poi durante gli 80’ la palla diventa pesante e la
distanza ai pali cresce”.
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