Può sembrare una provocazione, ma recenti studi hanno
confermato che è proprio così.
Sono ormai noti a tutti i benefici del movimento fisico sulla salute, sul benessere e sulla forma fisica; parlandone si cade quasi nel banale; è in oltre noto a molti che l’attività sportiva può influire positivamente sul profilo psicologico e può aiutare a combattere l’ansia a favore della serenità e l’autostima.
Sono ormai noti a tutti i benefici del movimento fisico sulla salute, sul benessere e sulla forma fisica; parlandone si cade quasi nel banale; è in oltre noto a molti che l’attività sportiva può influire positivamente sul profilo psicologico e può aiutare a combattere l’ansia a favore della serenità e l’autostima.
Recenti ricerche riguardo gli effetti dell’attività
aerobica sullo sviluppo di capacità conoscitive (proprietà del linguaggio,
logica matematica, etc..) hanno avuto risultati sorprendenti.
Ma andiamo per ordine: torniamo indietro ai primi anni
2000, quando tramite test su animali, era stato documentato come un ambiente
che stimolasse il movimento permettesse di avere effetti positivi sulla
formazione dei sistemi neurali, capacità di apprendimento e di memorizzazione
proprio perché l’esercizio
fisico influisce sulla crescita e costruzione del cervello attraverso una
migliore irrorazione del sangue alle cellule nervose.
Ovviamente cominciarono subito una serie di studi per
capire se ci fosse una simile relazione anche sull’essere umano: i risultati
sono stati straordinari.
Proprio grazie allo sviluppo di nuove tecniche capaci di
leggere le attività neuronali, è stato possibile mettere in relazione
l’esercizio fisico con la formazione delle strutture neurali nel cervello,
confermando e soprattutto misurando quello che i più grandi filosofi Greci
avevano già intuito 2.500 anni fa: se vuoi essere più intelligente, devi
correre!
La domanda nasce quindi spontanea, che
cosa hanno misurato e confermato le ricerche nel campo?
Hanno misurato quello che ogni genitore già intuisce
quando vede il proprio bambino sdraiato sul divano mentre guarda la TV o gioca
ai videogiochi. E’ facile avvertire che mentre il bambino è “imbambolato” sul
divano, non stia facendo esperienze quindi il cervello non sia stimolato, non
si stia arricchendo, non stia crescendo. Tutto confermato dai dati che la
ricerca pubblicata su Nature (tra le più autorevoli riviste scientifiche del
mondo) ha messo in evidenza:
c’è una
relazione diretta tra l’attività fisica e le performance cognitive dei bambini
tra i 4 e 18 anni.
Quali performance cognitive? Praticamente tutte: capacità
percettive, quoziente intellettivo, capacità comunicative, capacità di calcolo
matematico, con ripercussioni positive sui risultati scolastici. Questi risultati hanno
stimolato altre ricerche su base statistica per il confronto dei risultati
accademici tra studenti che praticassero una vita sportiva regolare e chi no:
di nuovo i risultati sono stati impressionanti.
E’ emerso che mediamente, i ragazzi con migliori capacità aerobiche, hanno ottenuto punteggi più alti ai test sulla padronanza del linguaggio e capacità di calcolo matematico.
E’ emerso che mediamente, i ragazzi con migliori capacità aerobiche, hanno ottenuto punteggi più alti ai test sulla padronanza del linguaggio e capacità di calcolo matematico.
Sono stati fatti gli stessi studi sugli adulti ed è stato
riscontrato che la pratica di attività aerobica favorisce in modo evidente ed
inequivocabile lo sviluppo di capacità organizzative, di pianificazione,
facilità nel prendere decisioni, multi-tasking, gestione delle ambiguità: tutte
capacità molto ricercate nei profili dirigenziali.
Ma non è tutto qui. Negli ultimi 20 anni sono anche stati
studiati gli impatti sull’attività celebrale e formazione del cervello: è
emerso che chi fa più sport ha mediamente più attività celebrale (più
connessioni e stimoli elettrici rilevati) e soprattutto zone del cervello con
volumi maggiori: corteccia prefrontale, lobo temporale e sostanza bianca
anteriore.
Le conseguenze degli studi
Questi risultati fecero ovviamente fatto molto rumore a
livello Europeo, tanto che partì subito un progetto per la creazione di una
scuola in Svizzera dove i bambini delle elementari, dai 6 agli 11 anni,
potessero seguire le lezioni stando in movimento. Dopo i primi cinque anni
sperimentali hanno cominciato a verificarne gli effetti sulla resa scolastica
degli studenti. E’ emerso che grazie al movimento l’apprendimento è più
efficace: gli allievi sono più concentrati e recettivi e raggiungono migliori
risultati perché le lezioni in movimento consentono una forma di apprendimento
«a più canali» attraverso tutti i sensi.
Altri istituti negli Stati Uniti hanno adottato una strategia
opposta, hanno completamente rimosso le ore di ginnastica a favore di materie
didattiche nella convinzione di poter migliorare i risultati accademici:
ebbene, dai test effettuati, non è stato riscontrato nessun dato empirico che
mostrasse un miglioramento nelle prestazioni accademiche. Al contrario è stato
verificato che in caso di problemi di obesità, i risultati scolastici in media
tendono a diminuire.
Quindi perché non trasformare le risorse e gli
investimenti spesi per queste ricerche in benefici per i nostri bambini, magari
attraverso politiche educative innovative nelle scuole: facciamoli correre! Noi
del Chieri Rugby siamo già pronti al cambiamento.
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