Nuova puntata
della rubrica “A tu x tu con il Crc”, l’appuntamento che ogni settimana
presenta un profilo diverso dell’universo biancorosso. Questa settimana, in
piena sosta per le festività natalizie, abbiamo intervistato Enrico Diottasi,
ex giocatore di rugby del Crc ed ora allenatore de Minirugby Under 6 del club
civitavecchiese.
Enrico Diottasi dove hai incontrato più difficoltà, come giocatore o allenatore?
“Beh
sicuramente come tecnico. Inizialmente è difficile approcciarsi, entrare nella
mente dei bambini per cercare di farti capire. Non è stato semplice, diverso
invece è il discorso da giocatore. Li te la vedi sul campo, per me è stato più
facile”.
Insieme a tuo fratello Emanuele avete fatto coppia nel rugby a
Civitavecchia. Confessa, chi di voi due è stato il più forte?
“Sicuramente
lui, è stato anche più determinato, più presente. Però avevamo una bella
sintonia, bastava uno sguardo per capirci al volo. Siamo sempre andati in
tandem da quando abbiamo iniziato il rugby, ci siamo trovati e capiti sempre
bene in campo, ma anche fuori”.
Allenare i “terribili” rugbisty dell’under 6 del Crc, cosa comporta dal
punto di vista tecnico, morale e sociale?
“Dal punto di
vista tecnico è abbastanza semplice, di tecnico vero e proprio infatti c’è
poco. Abbiamo l’approccio al contatto fisico, tutto quello che riguarda la
sicurezza. Morale? Ti danno da fare parecchio, dobbiamo insegnare quello che il
rugby ci trasmette, e poi il rispetto che ci distingue dagli altri sport. Sul
sociale è un bell’impegno, ci sono tanti caratteri in un gruppo, ma c’è posto
per tutti. In una squadra c’è tanta versatilità, nessuno va escluso”.
Secondo la tua esperienza, è più difficile far comprendere che il rugby è
uno sport per tutti i bambini, alle mamme o ai papà?
“Credo sia un
discorso soggettivo, non c’è una differenziazione. Abbiamo tanti bambini, anche
molto piccoli, ad esempio di 4 anni, che vengono con tutti e due i genitori
quindi credo sia una scelta assolutamente condivisa”.
Cosa insegni ai bambini del Crc? Ci sono azioni o parole prestabilite?
“No, ci sono
delle nozioni che sono impellenti. Sicurezza e regolamento in primis. Poi ci
sono altre cose che dipendono anche dalle giornate, ma penso soprattutto al
rispetto per il compagno. Il resto viene da se”.
Perchè un genitore dovrebbe scegliere il Crc? Per quale ragione i bambini
dovrebbero essere indirizzati a cimentarsi in questo sport?
“In base alla
mia esperienza posso dire che il rugby è stato una palestra. Un genitore non
deve pensare solo al futuro, quello che può fare la differenza è ciò che
apprenderanno. Io posso aiutarli ad innamorarsi di questo sport, visto che io
stesso lo sono ancora. Ci battiamo molto anche con la mia under su questo
aspetto perché una passione te la porti dietro per sempre”.
Come vedi il Crc della serie B? Ha competitività per salire di serie?
“Si, è molto
competitiva. Ci sono diversi giocatori che hanno qualità e doti per battersi in
ogni situazione. Il potenziale è certamente buono”.
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