venerdì 28 dicembre 2018



Nuova puntata della rubrica “A tu x tu con il Crc”, l’appuntamento che ogni settimana presenta un profilo diverso dell’universo biancorosso. Questa settimana, in piena sosta per le festività natalizie, abbiamo intervistato Enrico Diottasi, ex giocatore di rugby del Crc ed ora allenatore de Minirugby Under 6 del club civitavecchiese.

Enrico Diottasi dove hai incontrato più difficoltà, come giocatore o allenatore?
“Beh sicuramente come tecnico. Inizialmente è difficile approcciarsi, entrare nella mente dei bambini per cercare di farti capire. Non è stato semplice, diverso invece è il discorso da giocatore. Li te la vedi sul campo, per me è stato più facile”.
Insieme a tuo fratello Emanuele avete fatto coppia nel rugby a Civitavecchia. Confessa, chi di voi due è stato il più forte? 
“Sicuramente lui, è stato anche più determinato, più presente. Però avevamo una bella sintonia, bastava uno sguardo per capirci al volo. Siamo sempre andati in tandem da quando abbiamo iniziato il rugby, ci siamo trovati e capiti sempre bene in campo, ma anche fuori”.
Allenare i “terribili” rugbisty dell’under 6 del Crc, cosa comporta dal punto di vista tecnico, morale e sociale?
“Dal punto di vista tecnico è abbastanza semplice, di tecnico vero e proprio infatti c’è poco. Abbiamo l’approccio al contatto fisico, tutto quello che riguarda la sicurezza. Morale? Ti danno da fare parecchio, dobbiamo insegnare quello che il rugby ci trasmette, e poi il rispetto che ci distingue dagli altri sport. Sul sociale è un bell’impegno, ci sono tanti caratteri in un gruppo, ma c’è posto per tutti. In una squadra c’è tanta versatilità, nessuno va escluso”.
Secondo la tua esperienza, è più difficile far comprendere che il rugby è uno sport per tutti i bambini, alle mamme o ai papà?
“Credo sia un discorso soggettivo, non c’è una differenziazione. Abbiamo tanti bambini, anche molto piccoli, ad esempio di 4 anni, che vengono con tutti e due i genitori quindi credo sia una scelta assolutamente condivisa”.   
Cosa insegni ai bambini del Crc? Ci sono azioni o parole prestabilite?  
“No, ci sono delle nozioni che sono impellenti. Sicurezza e regolamento in primis. Poi ci sono altre cose che dipendono anche dalle giornate, ma penso soprattutto al rispetto per il compagno. Il resto viene da se”.
Perchè un genitore dovrebbe scegliere il Crc? Per quale ragione i bambini dovrebbero essere indirizzati a cimentarsi in questo sport?
“In base alla mia esperienza posso dire che il rugby è stato una palestra. Un genitore non deve pensare solo al futuro, quello che può fare la differenza è ciò che apprenderanno. Io posso aiutarli ad innamorarsi di questo sport, visto che io stesso lo sono ancora. Ci battiamo molto anche con la mia under su questo aspetto perché una passione te la porti dietro per sempre”.
Come vedi il Crc della serie B? Ha competitività per salire di serie?
“Si, è molto competitiva. Ci sono diversi giocatori che hanno qualità e doti per battersi in ogni situazione. Il potenziale è certamente buono”.

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