Come è nata la passione per Chiara Nicolò nel campo del rugby? Raccontaci la tua storia.
“E’ nata in et abbastanza avanzata, praticamente ai trent’anni. Tutto è iniziato grazie ad un progetto di Germana Raponi, di creare una squadra femminile a Civitavecchia. Abbiamo giocato pochi anni, la mia carriera da giocatrice è durata poco per motivi di lavoro. Poi con Giampiero Granatelli ho avuto la possibilità di fare l’allenatrice. Io faccio l’insegnate, forse c’era bisogno di un profilo con le mie caratteristiche nel club, così ho accettato con entusiasmo”.
Cosa significa essere allenatrice di rugby?
“Ti da tante soddisfazioni, ti fa vivere a pieno lo sport che non puoi più fare da giocatrice. I valori sono quelli, l’altruismo, il rispetto e poi stare con dei bambini meravigliosi è davvero piacevole. E’ un lavoro di educazione importante con i ragazzi ma anche con i genitori visto che il rugby non è molto conosciuto a livello nazionale e locale.
“Il rispetto è la cosa fondamentale, ci differenzia dagli altri sport. Il rispetto per l’avversario, per l’autorità sul campo, sono le basi da cui partire. Poi c’è la capacità e la volontà di apprendere”.
Quali sono le prospettive dei ragazzi che hai allenato e che ora sono nelle categorie superiori?
“Sinceramente non sono in grado di giudicarlo, ma guardandoli nelle under superiori sono orgogliosa perché è stata appresa a pieno la base del rugby, il rispetto e la famigliarità”.
Quale è la parte che ti dà più soddisfazione nell'allenare i giovani e qual è invece quella più difficile?
“Vedere quanto loro si divertono, questa è la parte migliore. La felicità quando sono in mezzo al campo. L’aspetto più difficile è dare le nozioni, la parte dell’insegnamento”.
Il Crc nella serie B dove può arrivare? Prova a fare un pronostico.
“Mi auguro al meglio, raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. La squadra la vedo compatta, forte”.
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