FABIO NIERO:
l’allenatore dietro le vittorie della femminile
Durante questo campionato iniziato da poco abbiamo visto una Seniores
Femminile trionfante su più campi: dal campo ristretto del 7, al 15 con la
serie A fino ad arrivare alle convocazioni del CRV. Questi risultati sono il
frutto di 3 anni di duro allenamento e il ricostruzione di una squadra che non
esisteva più in quel di Mirano. Per questo, dopo gli articoli sui vari successi
delle ragazze, oggi vogliamo
parlarvi di un’altra parte fondamentale della squadra: l’allenatore.
Fabio Niero, classe ’84, prima giocatore presso Mirano poi nell’Under 21 del Petrarca
e da 3 anni allenatore della squadra Seniores Femminile della Società miranese.
Dal ’98, quando giocò la sua prima stagione in Under 16 del Rugby Mirano come
ala, all’oggi allenatore della società, ha sposato lo sport e i valori di
quella che è più che una passione. Dopo soli 3 anni passati con la società
bianconera, passa ai neri del Petrarca Padova che durante la stagione 2002/2003
lo impegnano come mediano di mischia. Lo stesso anno segnò la fine della
carriera come giocatore che, però, ritrovò dopo 4 anni l’amore per la palla
ovale diventando educatore/allenatore per una società che nacque con lui
insieme a dei cari amici: “Checco l’Ovetto” di Camposampiero. Dopo
anni di continue soddisfazioni e un 13° posto al “Torneo Topolino” con
l’allora Under 14 del camposampierese, Fabio lasciò la società per tornare al
Mirano conquistandosi, finalmente,
il titolo di “allenatore seniores femminile” e “coordinatore
degli allenatori“.
Dal 2016 si sta impegnando per ricostruire il team di atlete che da svariati
anni non vedeva più delle ragazze avere una propria squadra all’interno del
Mirano. L’ex squadra delle Rondini ha visto giocatrici di alto livello
alternarsi tra la Società di appartenenza e presenze in Nazionale. Dal 2015 la
riformazione della squadra seniores ha ridato al Mirano delle possibilità di
avere delle giocatrici di livello, sia nella Coppa Italia (a 7) e, da
quest’anno, molte presenze delle atlete al CRV e in Serie A grazie al tutoraggio
con il Rugby Riviera Femminile.
Visto l’inanellarsi di vittorie dopo vittorie sia a 7 che a 15, abbiamo voluto
far due chiacchiere con l’allenatore che sta riportando la squadra femminile
del Mirano ad avere un ruolo fondamentale durante concentramenti e partite.
Come coach a
cosa punti?
Voglio essere un supporto, un aiuto utile per “la squadra”.
Voglio essere un supporto, un aiuto utile per “la squadra”.
Perché hai
scelto di allenare proprio una squadra femminile? E che differenze ci sono
dall’allenare dei ragazzi?
In realtà non ho scelto io di allenare una squadra femminile, anche perché già nel 2014/2015 avevo allenato l’Under 18 maschile della società. Ho semplicemente accettato la sfida anche con me stesso, qualcuno mi reputava all’altezza di poter prendere le redini della squadra e così ho accettato.
Rispetto a una maschile cambiano le masse muscolari, maggiori nei maschi, ma se parliamo di apprendimento… parliamone.
In realtà non ho scelto io di allenare una squadra femminile, anche perché già nel 2014/2015 avevo allenato l’Under 18 maschile della società. Ho semplicemente accettato la sfida anche con me stesso, qualcuno mi reputava all’altezza di poter prendere le redini della squadra e così ho accettato.
Rispetto a una maschile cambiano le masse muscolari, maggiori nei maschi, ma se parliamo di apprendimento… parliamone.
Dagli inizi ad oggi
cos’è cambiato al’’interno della squadra (ovviamente oltre all’andirivieni
di ragazze e diverse atlete)?
Dagli inizi è cambiato l’atteggiamento di fiducia che ognuna ha acquisito, il consolidamento della squadra ed è diminuito il gap tra le giocatrici con più o con meno esperienza.
Dagli inizi è cambiato l’atteggiamento di fiducia che ognuna ha acquisito, il consolidamento della squadra ed è diminuito il gap tra le giocatrici con più o con meno esperienza.
Sia a livello
di coaching che di gioco quali sono stati i miglioramenti dal 2016 ad oggi?
La polivalenza. Nonostante le strutture fisiche diverse dagli inizi ad oggi
tutte le ragazze hanno acquisito buone basi su cui poter lavorare e come dice
Munari “il minimo comune denominatore della squadra” è aumentato.
Quali pensi
siano ad oggi i punti di forza della squadra?
Il passaggio, la trasmissione e la determinazione per non arrendersi.
Il passaggio, la trasmissione e la determinazione per non arrendersi.
Quali sono
ancora i punti da migliorare?
Il placcaggio e la lettura del gioco per essere più efficaci sprecando meno energie.
Il placcaggio e la lettura del gioco per essere più efficaci sprecando meno energie.
Ogni ragazza
ha delle capacità individuali che mette al servizio del gioco di squadra: come
riesci ad estrapolare le qualità di ciascuna e a fargli mettere in campo tutto
quello che sanno fare?
Le convinco che possono fare tutto a modo loro ma l’obiettivo unico deve essere sempre quello dell’avanzamento. Le invito a dare il massimo per crescere e a superare ognuna il proprio limite e poi parlo molto con loro anche al di fuori dell’allenamento.
Le convinco che possono fare tutto a modo loro ma l’obiettivo unico deve essere sempre quello dell’avanzamento. Le invito a dare il massimo per crescere e a superare ognuna il proprio limite e poi parlo molto con loro anche al di fuori dell’allenamento.
I
miglioramenti di quest’anno stanno portando le ragazze a giocare anche a
livelli regionali (grazie alle convocazioni con il CRV) e anche tra la
selezione della Serie A con il Riviera. Pensi che le giocatrici abbiano
l’elasticità mentale e le capacità per giocare con diversi schemi, numeri e
livelli di gioco differenti?
Le ragazze sono consapevoli di ciò che fanno, di dove sono e del ruolo assegnato. È difficile, lo sapevamo, ma in Coppa Italia sono più libere di divertirsi e sperimentare le proprie conoscenze e capacità nel rispetto del regolamento senza schemi prefissati. Non ho mai preteso da loro una vittoria ma un continuo impegnarsi per migliorare il gioco sì.
Le ragazze sono consapevoli di ciò che fanno, di dove sono e del ruolo assegnato. È difficile, lo sapevamo, ma in Coppa Italia sono più libere di divertirsi e sperimentare le proprie conoscenze e capacità nel rispetto del regolamento senza schemi prefissati. Non ho mai preteso da loro una vittoria ma un continuo impegnarsi per migliorare il gioco sì.
Cosa pensi
serva a dei giocatori/giocatrici per fare in modo che possano chiamarsi
“squadra”? Le tue ragazze sono una “squadra” a tutti gli effetti?
Umiltà, rispetto, sacrificio e sana competizione tra loro. Le miranesi stanno dimostrando di essere squadra perché sono unite e insieme condividiamo lo stesso obiettivo. Ma stiamo lavorando ancora sull’unità.
Umiltà, rispetto, sacrificio e sana competizione tra loro. Le miranesi stanno dimostrando di essere squadra perché sono unite e insieme condividiamo lo stesso obiettivo. Ma stiamo lavorando ancora sull’unità.
Di questa
esperienza finora, e che speriamo possa regalarti ancora tante emozioni da
vivere, qual è il ricordo che terrai per sempre con te?
Il ricordo non è uno ma unico, tutti i grazie espressi in varie maniere: il primo “grazie per avermi ascoltato…” fino all’ultimo quando “il pilone” mi ha caricato sulle spalle per festeggiare dopo la vittoria ad un concentramento.
Il ricordo non è uno ma unico, tutti i grazie espressi in varie maniere: il primo “grazie per avermi ascoltato…” fino all’ultimo quando “il pilone” mi ha caricato sulle spalle per festeggiare dopo la vittoria ad un concentramento.
Qual è il tuo
orgoglio più grande?
Sono orgoglioso di loro e di esser riuscito nel “fare squadra” perché quando ti mettono nelle condizioni di non sapere chi togliere dal campo allora diventa più difficile e capisci che si sta lavorando nel modo giusto.
Sono orgoglioso di loro e di esser riuscito nel “fare squadra” perché quando ti mettono nelle condizioni di non sapere chi togliere dal campo allora diventa più difficile e capisci che si sta lavorando nel modo giusto.
Ora
aspettiamo solo il 27 gennaio per il primo concentramento della Coppa Italia
del nuovo anno per rivedere in campo le ragazze e Fabio.
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