CUS Ad Maiora ancora in
trasferta a Piacenza. Le ragazze riprendono contro il Valsugana
È incominciata all’insegna dell’entusiasmo la
settimana del CUS Ad Maiora Rugby 1951, dopo la vittoria in rimonta ottenuta
sul campo dell’Amatori Alghero. Domenica alle ore 15,30 i ragazzi di coach
Lucas D’Angelo saranno nuovamente in trasferta a Piacenza. Il risultato di
domenica è stato doppiamente emozionante per Antonio Piras, algherese contro i
suoi ex compagni, che è entrato nel secondo tempo in prima linea al posto di
Lorenzo Novello.
Il 26enne pilone è arrivato a Torino in estate:«Mi ha
portato qui la voglia di cambiamento e di crescita personale e sportiva come
giocatore. L’idea iniziale era di stare solo per un anno, poi ho conosciuto i
compagni, gli allenatori, i dirigenti e l’intera società e mi sono innamorato.
Ora questa è la mia famiglia e rimarrò il più a lungo possibile. Se sarà
possibile, finirò qui la mia carriera». Piras ha iniziato a giocare a rugby a
13 anni: «Ho dovuto smettere per una tendinite al ginocchio e sono stato fermo
per 5 anni. Ho ripreso quattro stagioni fa e sono stato inserito in prima
squadra. È stato l’ultimo campionato di serie A dell’Alghero. Ho sempre fatto
il pilone destro, anche se al CUS si era pensato a un mio impiego anche in
seconda linea. Mi sono aggregato al gruppo lo scorso 18 settembre e mi sono
infortunato al secondo allenamento, fratturandomi il quinto metatarso del piede
sinistro. Ho potuto riprendere a dicembre e sono stato convocato per la prima
volta contro il Monferrato il giorno 18. Ho esordito il 7 gennaio contro il
Biella e sono subentrato anche il 29 gennaio contro il Rovato».
Ad Alghero è stata dunque la sua terza presenza in
campo:«È stato un miscuglio di emozioni forti, di rabbia, gioia e orgoglio.
L’accoglienza è stata bella e non me l’aspettavo così. Appena sono entrato sul
terreno di gioco il pubblico mi ha applaudito e acclamato. Nel primo tempo ho
vissuto il match dalla panchina. Conoscendo avversari, campo e pubblico,
consideravo la sfida molto impegnativa. Quando siamo però riusciti a passare in
vantaggio, con la meta di Lozzi, ho pensato che ce l’avremmo fatta. A inizio secondo
tempo, però, ci siamo un po’ rilassati, e abbiamo incassato tre mete.
La
rimonta è stata fantastica e ha provocato un’esplosione di gioia. Quando è
finita la partita, sono scoppiato a piangere come un bambino. È stata una delle
vittorie più grandi della mia carriera e mi sono anche tolto un paio di
sassolini dalle scarpe. Molta gente ad Alghero non credeva in me e pensava che
a settembre sarei arrivato a Torino e a dicembre sarei tornato a casa, non
riuscendo a seguire il ritmo. Da buon sardo con la testa dura, invece, mi sono
impegnato e i fatti mi stanno dando ragione».
Il recupero da 8-24 a 34-29 è stato clamoroso: «Ci
siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che la risalita era possibile.
Tutti insieme, placcaggio dopo placcaggio siamo riusciti a rimontare e alla
fine il risultato ha parlato da solo. Ha avuto il sopravvento anche la nostra
maggiore gioventù. A mio parere questa, dopo la sconfitta nel derby contro il
VII, è stata la partita della svolta. Intendiamoci, non troveremo gare agevoli
sulla nostra strada e domenica, per esempio, a Piacenza, sarà durissima. Se
avremo voglia di sacrificarci e di mettere in gioco tutti noi stessi, e non ho
dubbi che sarà così, potremo però conquistare qualsiasi risultato da qui a fin
stagione. Domenica sarà una sfida molto combattuta sotto l’aspetto fisico,
soprattutto nel primo tempo».
L’obiettivo di Antonio, dopo tre spezzoni, sarà di
trovare un posto da titolare: «Penso che sia un po’ il traguardo di qualsiasi
atleta che parta dalla panchina. Lavorerò duro, come ho sempre fatto e anche di
più, e ce la metterò tutta». Quando non sarà impegnato negli allenamenti il
pilone isolano vorrebbe mettersi a disposizione per svolgere attività
promozionale nelle scuole: «Recentemente Elisa Rochas mi ha coinvolto per una settimana
con gli allievi di terza, quarta e quinta elementare, e mi è piaciuto molto. Ho
fatto un’ora al giorno per ogni classe, per un totale di 4-5 ore giornaliere, e
ho insegnato i valori del rugby, cioè il rispetto, la lealtà e la disciplina
soprattutto, e qualche giochino con la palla. Mi piacerebbe anche allenare i
bambini, più piccoli sono e più di diverto. Sono un gigante (alto 1,95) dal
cuore tenero, ma non diciamolo, se no poi se ne approfittano».
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