Rugby - Amatori Parma v. Bologna Rugby 1928
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Cittadella del rugby, Parma. Una sorta di
Wimbledon ovale a due passi dalla stazione ferroviaria.
Da queste parti si respira in maniera diversa,
si percepisce subito qualcosa di anomalo rispetto al solito pomeriggio di
sport. È innegabile. Questa è la casa delle Zebre, una delle due
franchigie italiane (l’altra è Treviso) impegnate nel campionato internazionale
PRO12, quello che vede coinvolte anche le migliori compagini britanniche.
Dagli spillatori di birra rigorosamente targati Guinness (sponsor
del torneo), al negozio dedicato al merchandising proprio sotto alla curva
dello stadio “Sergio Lanfranchi”, esattamente come negli anfiteatri di calcio
d’Oltremanica che spesso ho visitato. Finendo con una club house
ampia e ricca di cimeli incorniciati; magliette storiche, di club e nazionali.
Per non parlare dello stadio stesso, di recente progettazione e con quattro
tribune interamente coperte, per una capienza totale di 5.000 posti a
sedere. Insomma, la squadra bianconera non otterrà grandi risultati
nel campionato europeo, ma forse questo è l’apice che attualmente il
professionismo italiano può toccare.
Torniamo
a noi e alla diciassettesima giornata del
campionato di serie B. Siamo sul campo 2, quello esattamente dietro
all’impianto principale.
Il rettangolo verde pare in buono stato ma c’è
qualcosa di mistico che lo avvolge. Tanto per cominciare, la staccionata di
legno alta circa un metro che ne perimetra i confini mi ricorda l’estremità dei
pascoli nelle midlands, poi - piuttosto incredibilmente - non vi è alcuna
tribuna (o qualcosa di minimamente simile) a patto che si escludano tre
diroccati gradoni di cemento. La visuale è pessima, non c’è traccia di un
qualsivoglia tabellone né tantomeno di uno speaker. Appollaiato sopra al tetto
di una casetta campagnola dietro agli spogliatoi, c’è addirittura un pavone che
starnazza allegramente mentre i raggi del primo sole primaverile tentano di
bruciarmi la retina. Capite bene che per chi scrive non è proprio la situazione
ideale, ma tant’è. Roba vintage, d’altri tempi.
Tuttavia, fa un certo effetto sapere che il
“top” del professionismo del paese ed il vecchio spirito dilettantistico,
camminano su due binari paralleli ad appena dieci metri di distanza. Proprio
quelli che separano lo stadio Lanfranchi dal campo numero 2.
La
partita. Il Bologna comincia
meglio, attacca a testa bassa e costringe gli Amatori a rinchiudersi nei propri
22.
Dopo dieci minuti di pressione ed un giallo
rifilato a Visentin, Signora sguscia via dalla
mischia e vola in meta. Bottone non trasforma e si resta sullo
0 a 5.
Al 17’, i padroni di casa rispondono con un
piazzato di Carra; rincorsa strana la sua, ma pallone che centra i
pali: 3 a 5. Tre minuti più tardi, lo stesso Carra insacca il
secondo calcio di punizione consecutivo fischiato dal direttore Di Nardo
riportando i suoi avanti di uno. Il vantaggio parmense, stuzzica l’orgoglio
della capolista che si riversa in avanti con tanto orgoglio e poca lucidità.
Al 27’, Martino Neri riesce
finalmente a sfondare la retroguardia parmense, rimarcando la supremazia
felsinea. Bottone non arrotonda nemmeno questa volta e lo
score si ferma sul 6 a 10.
Una decina di minuti di stallo, poi
l’inaspettato colpo di scena. Personalmente sto concludendo l’intervento telefonico
in diretta con il programma “Disco sport” in onda su Punto Radio e
sono leggermente distratto dal finire della telefonata. In poche parole scorgo
soltanto un carettino che avanza, fra l’altro dalla parte opposta rispetto ai
nostri gradoni. Sento l’arbitro fischiare: meta per gli Amatori. È impossibile
distinguere da questa distanza chi possa aver timbrato, ma la trasformazione
successiva s’infila dentro ai pali per l’ennesimo contro sorpasso.
Sorpresa: all’intervallo i padroni di casa
conducono sull’Emilbanca per 13 a 10.
La
ripresa. Il duello si riapre sulla retta via della
confusione. Tanti errori da ambo le parti. Forse un po’ di inesperienza da
parte dei ducali, non certo abituati a condurre un match contro i primi della
classe, a cui fa eco la frenesia bolognese in cerca di rimonta.
Al 52’ arriva l’azione più bella dell’intera
partita. Off-load straordinario di Rob Smith a centrocampo,
corsa a perdifiato di Soavi che taglia la difesa azzurra prima
di scaricare verso l’accorrente Bastianelli. Meta in mezzo ai pali
e tanti applausi. Bottone stavolta è preciso, e con questi 7
punti i felsinei si riportano avanti sul 13 a 17.
Siamo solo ad un terzo della seconda frazione,
ma il match sembra già spegnersi lentamente.
Bologna non la chiude. Parma non dà segni di
risveglio. Ci si avvia verso il termine con una girandola di
ammonizioni e con il risultato che non cambia. Per i rossoblù,
adesso limitati anche dal No - Contest in mischia a cui è
dovuta ricorrere l’Amatori, comincia a sentirsi puzza di bruciato. Il
bonus offensivo ormai è sfumato (siamo solo a 3 mete) e la distanza coi rivali
ondeggia pericolosamente sotto al break.
Minuto 80
o giù di lì. Parma prova l’ultima sfuriata nella metà campo
offensiva, forte della superiorità numerica. La manovra si sposta lungo il lato
sinistro del campo dove Orsenito trova lo spazio giusto per
infilare la lama fra le maglie bolognesi. Incredibile:
meta dell’ultimo contro soprasso a tempo ormai scaduto. La
trasformazione esce di poco, ma ormai conta il giusto. Non c’è più tempo e
contro ogni pronostico l’Amatori Parma batte 18 a 17 il Bologna
1928.
Mi allontano dalla Cittadella coi giocatori di
casa che ancora festeggiano insieme ai propri tifosi praticamente increduli.
Scivolone inaspettato per la squadra di Ogier, che
vede Perugia allontanarsi di 4 punti ma soprattutto sente il Parma 1931
avvicinarsi velocemente alle spalle.
Domenica, ore 15,30 all’Arcoveggio arriverà il
Romagna e bisognerà tirare fuori una grande partita per riscattarsi.
Si può cadere ragazzi, ma l’importante è sempre
sapersi rialzare!
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