sabato 8 giugno 2024

RUGBYTOTALE & SOCIALE - EVENTO/ Al Teatro Carlo Felice di Genova ottima accoglienza per il Talent Show "PRELIEVI DI TALENTO."

                                  &  SOCIALE  - EVENTO

Ieri sera ero alla Sala Montale del Teatro Carlo Felice in Genova ad assistere all’inedito spettacolo  PRELIEVI DI TALENTO, il primo Talent Show alla ricerca della vena artistica che mira a ribaltare i luoghi comuni, e indubbiamente il risultato è apparso semplicemente stupefacente, oltre che divertente e coinvolgente. L’iniziativa partita dalle due infermiere Alessandra e Simona, ogni giorno impegnate nell’ambulatorio prelievi dell’ I.S.T., piano terra, dell’Ospedale Policlinico San Martino, è stata accolta in modo estremamente caloroso da un folto pubblico che ha seguito l’evento rimanendo felicemente partecipe e approvando con vivo interesse i numerosi interventi. Sul palco si sono succeduti numerosi pazienti dell’ I.S.T. improvvisandosi cantanti, portando avanti spassose scene comiche, esibendosi come ballerini e narratori di barzellette ed anche inediti poeti. Tutti veri attori “in erba” come appunto le due infermiere, ma soprattutto una nutrita rappresentanza di pazienti e con interventi della Primaria  prof.ssa Del Mastro e la dott.ssa Bighin. E’ stato un evento che ha coinvolto positivamente molte persone e che logicamente potrebbe avere prima o poi un seguito. Su tutti gli interventi segnalerei quella del paziente P.B., tra l’altro autore di un libro di poesie. (Roberto Roncallo)

“POCHE PAROLE”

Poche parole, ora, per cercare di spiegarvi perché siamo qui, cosa ci ha spinti a fare qualcosa che molti di noi non hanno mai fatto, né immaginato.

E, dunque, per dare un motivo al Vostro essere qui.

Ci unisce l’accoglienza:

accogliere, da una parte;

essere accolti, dall’altra parte.

E tutti noi che a lungo abbiamo sperimentato e sperimentiamo, da questa parte,quell’accoglienza – insieme, prima, durante e dopo l’assistenza – sappiamo quale importanza abbiano l’una e l’altra, l’assistenza e l’accoglienza, il prendersi cura ed il curare (che non sono la stessa cosa).

Abbiamo tutti noi sperimentato la differenza, tra le persone, nel modo di essere accolti, nel modo di porsi verso chi le accoglie.

C’è chi arriva con il sorriso (magari imponendoselo con fatica), chi con il peso della propria disperazione, chi schiacciato dalla rassegnazione, chi, ancora, con la propria rabbia, verso tutto e verso tutti.

Tutte reazioni profondamente umane, e tutte comprensibili, se si considera cosa conduce lì (cioè qui).

Tutti sentimenti che coinvolgono colui che accoglie e che rischiano di travolgerlo.

E se essere travolti da un sorriso è in qualche modo piacevole, pur non essendo affatto facile ricambiarlo, fare i conti con la disperazione, con la rassegnazione o con la rabbia dell’altro è gesto che richiede profonda umanità.

Una risposta, una difesa potrebbero essere il distacco, la freddezza, la lontananza emotiva.

Nulla, qui, di più lontano dal vero.

Noi possiamo confermare che in particolare, ma non solo, all’ambulatorio prelievi dell’Ist tutti, ma proprio tutti, ricevono – ad un tempo – la stessa accoglienza ed un’accoglienza sempre diversa, sempre su misura.

Un’accoglienza che è accompagnamento empatico in un percorso terapeutico che diventa partecipato, condiviso.

Da subito, la prima volta, qualche domanda, una battuta, 

poi una incredibile “memoria” di te.

Spesso nemmeno ti ricordi di aver parlato di quei fatti, di quelle tue passioni o di quelle tue debolezze,

e comunque mai ti saresti immaginato che quel che hai detto nel tempo di un prelievo fosse davvero condiviso (non solo ricordato).

Pensavi fossero chiacchiere di maniera.

Forse perfino, la prima volta, ti sei chiesto perché si interessassero di te (non basta il mio braccio?l’ho portato apposta!) o magari perché fingessero di farlo.

Ed ecco, invece, che, spesso già al secondo prelievo, si crea la magia dell’ascolto, dello scambio, dell’empatia.

Una magia che esalta la professionalità del ruolo(perché quanto siano brave le ragazze possono testimoniarlo le nostre vene, solo il cerotto ci ricorda che sì, il prelievo lo hanno fatto, e ti chiedi come sia stato possibile).

Quanto duri quella magia, quanto e fin dove si espanda nella vita dei pazienti partendo da quei pochi metri quadrati … be’ … siamo qua, c’è bisogno di altro per spiegarlo? (P.B.)

 

 

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