Amarcord: Luigi Miserocchi, storico medico
sociale biancorosso, racconta il suo periodo al Rugby Mantova: “Il rugby
trasmette l’importanza del lavoro di squadra. Staff tecnico e medico della
Società sempre più preparato”
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata agli ex biancorossi. Oggi
l’obiettivo si sposta su Luigi Miserocchi, storico medico sociale del Rugby
Mantova.
Com’è nato il legame col Rugby Mantova?
“Tutto è nato nel 1974, quando risposi all’inserzione di Massimo
Mori sul quotidiano. In un primo momento ci siamo allenati tra il campo
centrale del Te e la pista dei cavalli, poi siamo cresciuti e siamo passati al
campo Cugola (ex terreno di gioco del baseball). Ci furono un paio di
amichevoli, tra cui una contro Viadana, prima che debuttassimo con la nostra
maglia a righe biancorosse (prima ci allenavamo con le nostre maglie personali)
pur senza una denominazione ufficiale. In seguito ad alcuni incontri alla Sala
del Coni e in Piazza Don Leone, nacque ufficialmente la nostra società fondata
da me, altri ragazzi-giocatori e ad alcuni adulti, tra cui mio papà Celestino.
Ci iscrivemmo al campionato Riserve Under 23 nella stagione 1975-76. Il primo
allenatore fu Claudio Aroldi che mi mise in mischia come numero 2. Sono poi
passato a mediano di mischia e terza linea ala con le seguenti gestioni Alex
Penciu (fortissimo ex nazionale rumeno) e Angelo Bianchi. Con quest’ultimo in
panchina mi ricordo la vittoria di uno spareggio per la C1 a Piacenza contro il
Botticino, con cui eravamo arrivati a pari punti a fine regular season. Io
rimasi fino al 1982, poi dovetti smettere per questioni di studio. In seguito
sono ritornato al Rugby Mantova come medico sociale nel 1992, dove sono
rimasto, rivestendo anche altri incarichi dirigenziali, fino al 2016, prima
dell’attuale presidenza Galdi”.
(Mantova vs Viadana 1974)
Cosa Le ha trasmesso il rugby?
“Legati al Rugby Mantova ho tanti ricordi belli, tra cui le
promozioni in Serie B negli anni ’90 e ’00, gli spareggi con Castel San Pietro
e in campo neutro a Migliarino di Pisa contro una squadra romana.
Mi ha trasmesso l’importanza del lavoro di squadra, l’idea che si
vince e si perde solo giocando insieme e uniti e non da soli. I risultati
migliori arrivano solo quando si gioca di squadra, quando c’è un grande lavoro
di ‘team building’”.
Com’è cambiato il rugby in questi
anni?
“Ci tengo a sottolineare come questa società sia stata eccellente
nel riuscire a reggere l’urto della propria crescita nel corso di questi anni.
Il settore giovanile, la formazione femminile e la prima squadra maschile. Col
tempo si è infatti reso sempre più necessario l’adozione di uno staff medico
professionale e preparato, che sapesse organizzare la settimana sportiva degli
atleti nella maniera migliore possibile per la nutrizione e per il lavoro in
palestra”.
Cosa ne pensa della Società attuale?
“Si sta muovendo molto bene, soprattutto con la ristrutturazione
degli impianti, tra cui la tribuna che verrà coperta e la club house che
riceverà un corposo restyling. Tutto ciò regala alla società un’immagine da
squadra quasi di Serie A. Già tempo fa comunque il nostro campo fu tra quelli
scelti per ospitare il campionato mondiale Under 21. L’attuale consiglio
direttivo sta migliorando e implementando la struttura sportiva e organizzativa
che già c’era in precedenza. Da ex giocatore e dirigente il mio augurio è che
questa società trovi grandi soddisfazioni anche per i risultati sportivi, anche
se il contesto economico non è semplice. E’ per questo che bisogna ringraziare
tutte quelle aziende che ogni anno sposano questo progetto e permettono di
tenere in vita una ‘macchina’ che ha un’organizzazione così complessa”.
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