Ciao Filippo,
non è mai facile salutarsi.
Non lo si impara a novant’anni, a cinquanta,
figuriamoci a trenta.
Non è facile quando si hanno ancora tanti
sogni insieme. Siamo tornati in A, in quel campionato che ci ha incoronati con
colori simili, tanti anni fa. E poi c’è una cadetta da far maturare, giovani a
cui mostrare il tuo esempio, ora che finalmente sei tornato in campo coi tuoi
amici vecchietti.
Quanto era bello vederti in campo,
Filippo. Lo sappiamo che sei tornato perché questo nuovo Giuriati in erba dona
alle tue gambette quello spunto in più - il Giuriati in erba, ti rendi conto?
Quelle gambette, e quello spunto: che classe!
Sin da quando – a soli 8 anni – stregavi già
tutti con quel doppio passo.
La testa, il cuore, la palla da una parte, e
le gambe già dall’altra. Che eleganza.
Anche i più grandi, i più esperti, i più
veloci, anche quelli che negli anni si sono scoperti fuoriclasse. Li hai
ammaliati tutti. Hai ammaliato noi.
Tu fuoriclasse lo eri davvero, Filo. Uno di
quei geni dell’ovale figli di un Dio minore, che restano in sordina, fino a
quando serve. Che a fare il salto ci vorrebbe un attimo, ma il cuore dice no.
Il cuore dice casa.
E il tuo era un cuore grande. Un cuore in cui
scorreva sangue blu, Principe. E verde. Qualche Domenica sera in casa con
Sergio anche un po' di azzurro - ma quella è un’altra storia.
In campo, fuoriclasse. E in spogliatoio, in
tribuna, nella vita fuori dall’ovale, se poi ne esiste una. Sempre di un'altra
categoria.
La voragine che lasci tra noi è grande solo
quanto lo era il tuo sorriso.
E quel sorriso enorme lo porteremo con noi
per sempre, ad ogni chiama, ad ogni finta, ad ogni birra, ad ogni meta,
cercando, nelle movenze di quelli che arriveranno, quello spunto, quel guizzo,
anche solo un breve lampo della tua immensa classe, della tua enorme passione,
della tua infinita generosità.
Salute, Felipe.
Il placcaggio più duro da incassare ce lo hai
serbato per ultimo."
Con queste parole, i compagni e gli amici
della famiglia Cus Milano vogliono unirsi in cordoglio a Sergio e Silvana,
MariaLaura e Giammi, e tutti coloro che - come noi - ancora non sanno darsi
pace.
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