lunedì 7 gennaio 2019


Il Valorugby dopo Calvisano si proietta sulla sfida di Coppa Italia
Parla il vice allenatore Viliami Waki: “Dobbiamo essere più cinici, ma siamo in alto meritatamente e vogliamo continuare così. Quella che conta è sempre la prossima partita”

(In azione il trequarti ibleo Mirko Amenta)

Una sconfitta di misura che non pregiudica nulla. Ma da cui trarre ulteriori motivazioni per fare meglio e continuare così una stagione davvero strepitosa. In casa Valorugby Emilia si riflette sul passo falso di Calvisano che ha interrotto una striscia di cinque vittorie consecutive. Soprattutto lo staff tecnico ha trascorso ore davanti ai video per capire le ragioni della sconfitta e di quel primo tempo concluso sotto di 13 punti. Ne parliamo con Viliami Waki, il tongano 42enne protagonista della promozione nella massima serie della società reggiana nel 2016 (in quell’occasione giocò la sua ultima partita ndr) che, nello staff guidato da Roberto Manghi, si occupa di curare la fase difensiva. Ex campione (vanta 35 presenze nella nazionale del suo Paese di origine), Waki ha trovato a Reggio la sua seconda casa.

(l'estremo/ala  neozelandese di Auckland, Junior Ngaluafe)


Waki, a mente fredda, vi siete spiegati le ragioni della sconfitta di Calvisano?
“Siamo stati poco cinici. Questo è uno step che dobbiamo ancora fare per migliorarci. Nel primo tempo siamo andati vicini alla meta in più di un’occasione, ma abbiamo sprecato troppo per errori o scelte frettolose. Nel secondo li abbiamo dominati. E così come per le precedenti sconfitte contro Rovigo e Viadana, abbiamo chiuso il match attaccando per ribaltare il risultato. C’è mancato davvero poco”.

Le ambizioni restano quindi intatte?
“Assolutamente sì. Ne abbiamo parlato anche negli spogliatoi, la squadra c’è e se la gioca con tutti. Ora che è finito il girone di andata e le abbiamo affrontate tutte, possiamo dirlo. In questo campionato così equilibrato nelle zone alte, noi ci siamo. E, aggiungo, ci siamo meritatamente. Calvisano è acqua passata, siamo già proiettati alla partita di sabato prossimo in Coppa contro la Lazio”.

(l'altro neozelandese di Auckland, Cardiff Vaega, centro del Valorugby Emilia in azione di attacco)

Resta una stagione fantastica: girone di andata concluso al secondo posto, a solo una lunghezza dalla vetta in Top12 e discorso Coppa Italia ancora tutto aperto.
“E’ bellissimo. Credo che sia la prima volta nella sua storia che il rugby a Reggio si ritrova a vivere certe emozioni. La nuova società ci dà una spinta decisiva: qui si lavora tranquilli, mentre da altre parti ci si limita ad arrivare a fine mese, con tutti i dubbi del caso. Il presidente Grassi ci ha chiesto lo scudetto entro tre anni: se dovesse arrivare prima, tanto meglio”.

Qual è il segreto di questa stagione?
“Difficile rispondere, ci sono tanti motivi. Ci sono alcuni ragazzi che giocano con noi dall’anno della promozione in massima serie. Piano piano sono arrivati altri giocatori importanti e quest’anno alcuni davvero fortissimi che fanno la differenza. Con loro siamo cresciuti anche noi dello staff tecnico. Con l’head coach Manghi, con Festuccia e Rodriguez il rapporto è fantastico, e inoltre va sottolineato il grande contributo dei preparatori atletici”.

( da sin. il coach Roberto Manghi e l'assistente tongano Viliami Vaki)

Tra i nuovi arrivi anche due suoi connazionali che stanno facendo bene: Ngaluafe e Vaega.
“Junior Ngaluafe lo conosco da tempo, anche perché giocava già in Italia. Non conoscevo invece personalmente Cardiff Vaega, ma ho giocato nella nazionale di Tonga col padre, gran bella persona e gran giocatore. Junior e Cardiff si sono inseriti benissimo nel gruppo. E per gli altri ragazzi sono importanti perché sanno che da loro può nascere in ogni momento un pericolo per gli avversari”.

A proposito di inserimento, lei ormai vive a Reggio da una decina di anni.
“Ho sposato una reggiana, i miei due figli frequentano il nido e la scuola a Reggio. Mia suocera cucina dei tortelli favolosi. Ormai mi considero un reggiano a tutti gli effetti, sono “uno di voi”. La società è per me una vera e propria seconda famiglia, qui sto bene. Ed ora arrivano pure i risultati sul campo. Meglio di così…”

(foto di Daniel Cau)

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