Il Valorugby dopo Calvisano
si proietta sulla sfida di Coppa Italia
Parla il vice allenatore
Viliami Waki: “Dobbiamo essere più cinici, ma siamo in alto meritatamente e
vogliamo continuare così. Quella che conta è sempre la prossima partita”
(In azione il trequarti ibleo Mirko Amenta)
Una sconfitta di misura che
non pregiudica nulla. Ma da cui trarre ulteriori motivazioni per fare meglio e
continuare così una stagione davvero strepitosa. In casa Valorugby Emilia si
riflette sul passo falso di Calvisano che ha interrotto una striscia di cinque
vittorie consecutive. Soprattutto lo staff tecnico ha trascorso ore davanti ai
video per capire le ragioni della sconfitta e di quel primo tempo concluso
sotto di 13 punti. Ne parliamo con Viliami Waki, il tongano 42enne protagonista
della promozione nella massima serie della società reggiana nel 2016 (in
quell’occasione giocò la sua ultima partita ndr) che, nello staff guidato da
Roberto Manghi, si occupa di curare la fase difensiva. Ex campione (vanta 35
presenze nella nazionale del suo Paese di origine), Waki ha trovato a Reggio la
sua seconda casa.
(l'estremo/ala neozelandese di Auckland, Junior Ngaluafe)
Waki, a mente fredda, vi
siete spiegati le ragioni della sconfitta di Calvisano?
“Siamo stati poco cinici.
Questo è uno step che dobbiamo ancora fare per migliorarci. Nel primo tempo
siamo andati vicini alla meta in più di un’occasione, ma abbiamo sprecato
troppo per errori o scelte frettolose. Nel secondo li abbiamo dominati. E così
come per le precedenti sconfitte contro Rovigo e Viadana, abbiamo chiuso il
match attaccando per ribaltare il risultato. C’è mancato davvero poco”.
Le ambizioni restano quindi
intatte?
“Assolutamente sì. Ne
abbiamo parlato anche negli spogliatoi, la squadra c’è e se la gioca con tutti.
Ora che è finito il girone di andata e le abbiamo affrontate tutte, possiamo
dirlo. In questo campionato così equilibrato nelle zone alte, noi ci siamo. E,
aggiungo, ci siamo meritatamente. Calvisano è acqua passata, siamo già
proiettati alla partita di sabato prossimo in Coppa contro la Lazio”.
(l'altro neozelandese di Auckland, Cardiff Vaega, centro del Valorugby Emilia in azione di attacco)
Resta una stagione
fantastica: girone di andata concluso al secondo posto, a solo una lunghezza
dalla vetta in Top12 e discorso Coppa Italia ancora tutto aperto.
“E’ bellissimo. Credo che
sia la prima volta nella sua storia che il rugby a Reggio si ritrova a vivere
certe emozioni. La nuova società ci dà una spinta decisiva: qui si lavora
tranquilli, mentre da altre parti ci si limita ad arrivare a fine mese, con
tutti i dubbi del caso. Il presidente Grassi ci ha chiesto lo scudetto entro
tre anni: se dovesse arrivare prima, tanto meglio”.
Qual è il segreto di questa
stagione?
“Difficile rispondere, ci
sono tanti motivi. Ci sono alcuni ragazzi che giocano con noi dall’anno della
promozione in massima serie. Piano piano sono arrivati altri giocatori
importanti e quest’anno alcuni davvero fortissimi che fanno la differenza. Con
loro siamo cresciuti anche noi dello staff tecnico. Con l’head coach Manghi,
con Festuccia e Rodriguez il rapporto è fantastico, e inoltre va sottolineato
il grande contributo dei preparatori atletici”.
( da sin. il coach Roberto Manghi e l'assistente tongano Viliami Vaki)
Tra i nuovi arrivi anche
due suoi connazionali che stanno facendo bene: Ngaluafe e Vaega.
“Junior Ngaluafe lo conosco
da tempo, anche perché giocava già in Italia. Non conoscevo invece
personalmente Cardiff Vaega, ma ho giocato nella nazionale di Tonga col padre,
gran bella persona e gran giocatore. Junior e Cardiff si sono inseriti
benissimo nel gruppo. E per gli altri ragazzi sono importanti perché sanno che
da loro può nascere in ogni momento un pericolo per gli avversari”.
A proposito di inserimento,
lei ormai vive a Reggio da una decina di anni.
“Ho sposato una reggiana, i
miei due figli frequentano il nido e la scuola a Reggio. Mia suocera cucina dei
tortelli favolosi. Ormai mi considero un reggiano a tutti gli effetti, sono
“uno di voi”. La società è per me una vera e propria seconda famiglia, qui sto
bene. Ed ora arrivano pure i risultati sul campo. Meglio di così…”
(foto di Daniel Cau)
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