RUGBY GIOVANILE/SOCIALE - La Franchigia del Granducato per il rugby aperta alla solidarietà

 

In questi primi cinque anni e mezzo di attività, il Granducato Livorno ha ottenuto importanti risultati. 

La franchigia giallo-bianco-rossa, presentata ufficialmente mercoledì 22 luglio 2015 nella sala Ferretti della Fortezza Vecchia, uno dei luoghi simbolo della città dei Quattro Mori, ha ottenuto, con la sua rappresentativa under 16, il terzo posto nel campionato nazionale di categoria 2015/16, ha trionfato nel Trofeo dell’Appennino under 18 nella stagione successiva, ha colto, sempre nella categoria under 18, nell’annata 2017/18, la settima posizione nel campionato italiano, ha ottenuto la seconda posizione del Trofeo del Passatore under 16 nella stagione 2017/18 e nel torneo 2019/20, prima della brusca interruzione dettata dall’emergenza del Covid-19, era lanciatissima, con la sua formazione under 16, verso la finale dello stesso Trofeo del Passatore. 

Nelle fila dei Granduchi, sono maturati giocatori di spessore quali Gianmarco Lucchesi, Federico Mori, Ratko Jelic, Rocco Del Bono, Albert Einstein Batista, Andrea Bertini, Nadir Krifi, Edoardo Mannelli e Jonathan Migliori. Il Granducato è il frutto della stretta e proficua collaborazione tra i sodalizi livornesi dei Lions Amaranto e degli Etruschi. Un lavoro in sinergia utile per mettere da parte rivalità e campanilismi. Il tutto per far crescere gli atleti sul piano sportivo e non solo sportivo. Significativa, per evidenziare i valori in cui credono i giallo-bianco-rossi, l’iniziativa promossa dalla rappresentativa under 18: sette persone – tre atleti da poco maggiorenni, tre genitori ed un tecnico – si recheranno domani, venerdì 29 gennaio, al centro trasfusionale di Livorno per donare il sangue.

Un gesto di grande generosità, tipica dei livornesi e tipica dei rugbisti. Nello sport della palla ovale, per andare in meta, c’è bisogno del sostegno di tutti. L’obiettivo del rugbista, così come per il donatore, è lavorare per la squadra per arrivare all’obiettivo. Il successo di una partita non rappresenta la cosa più bella per un giocatore di rugby: la cosa più importante è aiutare il compagno ed essere sempre pronto a sostenerlo. Stendere il braccio per far sì che il tuo sangue venga dato ad altri: un gesto che nasce dal cuore per i diciottenni del Granducato. Donare, per tali baldi atleti, che non si impressioneranno di fronte ad un ago infilato nel braccio, è un gioco di squadra. Come noto, appena si compie la maggiore età, è possibile recarsi al centro trasfusionale e dare il proprio sangue: il bene più prezioso, che non si compra e non si vende, ma si dona. Le peculiarità proprie dello sport della palla ovale hanno non poche analogie con il lodevole gesto con i volontari che donano il proprio sangue. Rispetto, altruismo, lealtà, stima, fiducia e partecipazione: sono molti i valori che si ritrovano nel Dna di un rugbista e di un donatore. 

In una società in cui assistiamo a nuovi muri dati dall’indifferenza e dalla diffidenza, è bello allargare quella mischia tanto cara ai rugbisti per dare una spinta e abbattere quei muri. Donare sangue dà molta più soddisfazione di una meta decisiva realizzata all’ultimo minuto. L’aiutare il prossimo ha un valore ben maggiore rispetto ai Trofei sportivi di cui sopra. Qualche dato. Per il trapianto di midollo osseo, di fegato, di cuore e di rene, occorrono in media rispettivamente 80, 40, 10 e 4 donazioni di sangue e plasma. Il sangue donato occorre inoltre per le cure di chemioterapia e di leucemie. Per effettuare un parto cesareo è necessaria almeno una sacca di sangue intero. Di fronte a certi dati, diventa del tutto naturale per le sette persone del gruppo ‘Granducato under 18’ presentarsi al centro trasfusionale…

(FabioGiorgi)