OMBRELLONE OVALE: IL
CAPITANO PADOVANO SACCARDO
Secondo appuntamento sotto
l’ombrellone pirata per gli uomini petrarchini.
Ieri ospite era coach Andrea Marcato, oggi è il turno del capitano: Alberto Saccardo.
Buonasera capitano, come va adesso che il
campionato è fermo, a cosa ti stai dedicando?
Buonasera, diciamo che
adesso posso dedicarmi a tutto quello che non riesco a fare durante l’anno per
ovvi motivi di tempo, tipo praticare un po’ di boxe, che mi è sempre piaciuta e seguire un altro tipo di
allenamento, sempre però propedeutico al rugby, un po’ più marziale.
Un cambiamento quasi drastico, è il tuo modo per
rigenerarti?
Sì, preferisco dedicarmi a
qualcosa di totalmente differente, lo trovo un modo quasi perfetto per staccare
e ricaricare le
batterie.
Effettivamente rompere con la routine a volte è
salutare, in questi giorni a Firenze c’è stato un po’ di tutto dalla
moda con Pitti uomo, alla musica col Firenze Rock, al calcio in costume (sempre
la settimana dal 11 al 16 giugno).
C’ero anch’io alla
semifinale del calcio storico. Ero in curva dei Bianchi.
Davvero? Cioè fammi capire c’era metà squadra di
Padova quest’anno a vedere le semifinali, tu più altri tuoi compagni?
Sì, ci veniamo appena possibile.
Abbiamo amici che
giocano e ci siamo pure allenati insieme, sai in tanti anni che gioco ne ho
conosciute di persone.
Avete presente l’idea
romantica del Petrarca, del suo amore per Laura, seguita dalla blasonatura
del club di cui parlavamo ieri, del mio sentirmi piccola e inadeguata, eccetera
eccetera? Ecco cancellati con un colpo di sabbia di piazza Santa Croce. E per
fortuna che siamo al telefono e non può vedere la mandibola che si è dislocata dalla mascella, tanta è stata la
sorpresa.
Provo a riprendere la
conversazione ma giuro che è molto difficile, anche perché l’idea mi fa sorridere parecchio.
Capitan Saccardo guida i suoi compagni. Foto Cusinato.
A proposito di carriera, tu che hai girato
tanti club e vissuto tante realtà mi puoi spiegare cosa può
muovere un giocatore a scegliere un club piuttosto che un
altro?
Sai la scelta dipende da
tante cose, i fattori che subentrano a condizionare la risposta sono molteplici
e a volte non legate solo al gioco.
Sempre parlando della tua esperienza, mi hai
detto che ti piace fare qualcosa di totalmente differente dal tuo solito quando
sei in vacanza. E pensando al futuro: dopo il rugby come ti vedi?
Ho progetti paralleli che
esulano dal mondo della palla ovale, sai la nostra realtà in Italia è
ancora troppo piccola per
pensare di poter fare l’allenatore professionista. Ce ne sono già abbastanza.
Ma io ad allenare i ragazzi ti ci vedo bene,
alla finale di qualche settimana fa della Under18 è stato
molto bello vedere il sostegno delle prime squadre ai ragazzi giovani (I Medicei contro Petrarca Padova, ndr).
Sai alla fine a Padova il
rugby è molto ben radicato ed
integrato, poi questi ragazzi hanno fatto un bel cammino, si sono impegnati
molto. Era quasi doveroso seguirli
per incoraggiarli.
Appunto coi ragazzi ci staresti bene. E per
finire anche per te la nostra domanda finale, chi è il giocatore più pirata
che hai incontrato?
Eh, mica facile. Ma
compagno o avversario, vanno bene entrambi?
Sì.
Allora ti dico Alfonso Damiani, attuale giocatore di Colleferro, un
amico con cui ho giocato a I Cavalieri di Prato e alla Rugby Roma, adesso
professore di ginnastica. Tra l’altro ha pure giocato nei Bianchi qualche anno fa.
Anche quest’anno ce n’era uno di professore di
ginnastica nei Bianchi, anche lui rugbista, Nana Rodrigue.
Sì, hanno fatto
l’università insieme.
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