venerdì 20 gennaio 2017


Una simpatica serata si è sviluppata ieri nell’accogliente e pratica Club House del CUS Genova Rugby e, per l’occasione MARCO PASTONESI ha presentato il suo libro “ JONAH LOMU, Vita morte e mete di un All Black”.
Il giornalista genovese, classe 1954, prepensionato dal 2015 dalla Gazzetta dello Sport con la quale collaborava per il rugby e il ciclismo, ha scritto altri libri sullo sport della palla ovale e la presentazione allo Stadio Carlini, vera “culla” del rugby genovese e ligure, ha suscitato grande interesse degli appassionati presenti.
Pastonesi è stato presentato da Stefano Bertirotti, Responsabile della Sezione Rugby del CUS Genova, e da Giorgio Cimbrico, giornalista specialista di rugby.
MARCO PASTONESI  ha giocato poco a rugby, e non ad alto livello, ma ha voluto soffermarsi proprio su questo primo aneddoto, sul suo approccio con questo sport: “ Il mio interesse alla palla ovale è scaturita grazie a mio fratello, che giocava appunto a rugby. In quel tempo c’era una penuria di atleti, venni ad allenarmi al venerdi, e alla domenica giocai. Mi misero all’ala, ruolo dove solitamente arriva di rado la palla, invece alla prima zione  la palla inaspettatamente mi è arrivata, e assolutamente in quel frangente non sapevo cosa fare. E dagli spalti ho captato una voce che mi grido’ – TIRA – ed allora con la cultura calcistica con cui ci siamo nutriti sino da bambini, ho preso l’ovale ed ho calciato. Ed ho sentito la stessa voce, riconoscibile anche perchè forse era l’unico spettatore sugli spalti, che mi disse – PIRLA – certo io ero convinto che dovevo tirare mentre nel rugby milanese, dove giocavo in quel tempo, significava corri avanti con la palla, veloce. “


Marco Pastonesi avrebbe cento aneddoti, cento racconti significativi e caratteristici da narrare, sia di rugby, ma anche di ciclismo, e qualche piccola storia la presenta anche al pubblico ma l’interesse principale logicamente è rivolto al nuovo libro.  Il libro dedicato al campione LOMU, mancato nel 2015 e che GIORGIO CIMBRICO ha voluto ricordare come: “ un grande personaggio, che rimarrà come un monumento su di un crinale, l’ultimo giocatore di rugby dell’era dilettantistica amatoriale, ed il primo dell’età moderna, con l’arrivo del denaro ed il professionismo. E la sua esplosione coincide proprio con questo periodo. E’ l’uomo che ha cavalcato questo confine, non so se potrà aver guadagnato tanto o meno, ma certamente è stato estremamente disinvolto per come ha inteso il rugby.”
Ma Marco Pastonesi vuole cercare di fornire qualche delucidazione in piu’ sul contenuto del libro, sulla storia di quel grande campione che non è piu’ con noi.


“ Jonah Lomu non era uno dei MIEI, così come non lo era Pantani. Cioè i miei giocatori e i miei corridori sono gli ultimi, quelli scarsi, quelli panchinari, quelli che non giocano mai. Perchè egoisticamente sono quelli che hanno piu’ da raccontare, forse hanno poche cose da raccontare, ma non le hanno raccontate a nessuno, e quindi mi pongo  come una sorta di monopolio, pero’ Lomu l’ho scritto  ed era unico con i suoi 1,96 di altezza ed i 119 kg di peso ed i  100 metri in 10 secondi e 9. Ruolo non secondalinea, come il peso e l’altezza potrebbero suggerire, non terzacentro  ma ala, una cosa che non si era mai vista.  Una cosa che ha anticipato di almeno dieci anni, se non di venti. Ed ho scritto Lomu  perchè la sua vita è nata in salita; padre alcolizzato, famiglia di origini isolane,  e poi trasferita ad Auckland, bensì a South Auckand, un quartiere durissimo. Quello del film ERAVAMO GUERRIERI, quello  delle bande, della mafia, della violenza, della prepotenza e della ignoranza, e delle prigioni. Ho scritto Lomu perchè a salvarlo è stato il rugby. Lui fisicamente un talento, un fenomeno. A scuola vinceva tutto, anche nei campionati studenteschi, l’unica cosa che non vinceva  erano le gare di  mezzo fondo e di fondo, ma tutto il resto come salti, lanci etc. etc.  era tutta roba sua, pero’ poi il rugby. E’ riuscito a  in quadrarlo, regolarlo, a disciplinarlo, a dargli quei valori  di istruzione e di educazione che invece la famiglia, la vita non era riuscita a concedergli. Ho scritto Lomu perchè  è stato il numero  941 All Blacks e gli All Blacks non sono una squadra normale, sono una squadra speciale; è quasi una chiesa, è una categoria, hanno qualcosa di semidivino, hanno delle regole scritte e non scritte. “


(Marco Pastonesi nella accogliente Club House del CUS Genova Rugby che ha ospitato l'evento)


Infatti a suo tempo ci si era meravigliati quando il capitano degli All Blacks Richie McCaw uno dei piu rispettati e pagati, il giocatore piu’ quotato al Mondo, durante una partita dove lui era inutilizzato nell’attesa di altri test piu’ importanti, aiutava i proprio compagni porgendogli le borracce dell’acqua, durante le pause. Incredibile per altri sport!
“ Ho scritto Lomu perchè sembrava irraggiungibile, imprendibile, pero’ era difettoso, aveva un difetto di nascita, una malattia renale che non era stata vista, non diagnosticata e che poi quando è esplosa  lo ha appiedato, segato, poi il trapianto, la dialisi, due tre lunghe riabilitazioni ed ogni volta riaffrontava questo difficilissimo percorso per ritornare  in campo, anche se non era piu’ il Lomu di una volta. Smesso di giocare Lomu è diventato una specie di ambasciatore del rugby, ha vissuto il rugby come una sorta di missionario, pagato, pero’ si prestava ed umilmente. Mi ricordo una sera venne nella club dell’ ASR Milano, piu’ modesta che questa attuale del CUS, fu attorniato da un nugolo di ragazzini che forse non sapevano nemmeno chi fosse quell’omone alto, grosso, nero, tatuato che pero’ sorrideva, scherzava con tutti, era un uomo semplice, normale. Per scrivere Lomu, per dargli spessore ed una una tridimensionalità io mi sono occupato di storie normali, anche perchè il rugby non è fatto solo dei Lomu o dei McCaw. E’ fatto anche da gente normale  daI Bertirotti, daI Pastonesi pertanto per il libro ho scelto delle storie minime, cercando di spiegare come il rugby sia una materia educativa, unica.  “


Marco Pastonesi continua a spiegare il rugby...... come “ Cinque anni fa cinque All Blacks fecero visita ai carcerati del Beccaria di Milano. Provarono e fecero vedere qualche azione  e con gli stessi carcerati alla fine parteciparono al terzo tempo, con semplicità. Anche questo è il rugby. Mi ricordo il pilone  TIALATA di 115 kg, un gigante,  che spiegava ai ragazzi cosa vuol dire per loro tatuarsi, in quanto nella cultura maori ha un significato filosofico , tradizionale e lo stesso  c’è anche in carcere, pero’ bisogna farlo secondo alcune regole.  “

In questo libro oltre alla storia e agli aneddoti inerenti la carriera e la vita di Jonah Lomu, sono presenti anche storie di vita di rugby piu’ semplice, di rugbisti sicuramente di tecnica piu’ modesta ma che pero’ noi vogliamo bene! 

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