lunedì 30 gennaio 2017


E finalmente ecco il loro momento: gli under 6 dell’Imperia Rugby allenati da Giovanni Lisco, il popolare “nonno Giò” hanno disputato la loro prima partita. Ed è stato un esordio da ricordare, tanto per le condizioni climatiche quanto per il blasonato avversario, il CUS Genova. Avversario, sì, ma forse meglio dire, come d’uso nel rugby, soprattutto giovanile, compagno di giochi. Se non arrivavano loro da Genova, a quando la prima partita vera ? Dopo settimane di lavoro e gioco, con tante cose da imparare divertendosi, il gioco si fa serio. A partire dal clima veramente rugbistico. Una giornata uggiosa,  ma che non impedisce l’opera degli audaci. Non è il caso di avere paura del tempo. I bambini devono sperimentare tutti i climi. Ed è così che avviene il debutto degli under 6 a livello regionale. Imperia vs Cus Genova. Come è stato ai tempi della prima partita di rugby in provincia. Nel 1974. Per i giocatori, useremo il solo nome. È così che tutti si indentificano. Nella loro pagina di presentazione, su questo sito, ci sono anche i cognomi. Ma hanno tutti dei nomi così belli. In campo per Imperia Rugby ci sono Nicolò, Maria, Tommaso, Manuel e Francesco. Ivan e Sibilla sono al campo, ma la seconda è febbricitante. Sono già professionali. Vengono a seguire i compagni. Tutto rimandato per Gioele, che è proprio vittima di un febbrone equino. E si fa sul serio. Il CUS Genova inizia alla grande e mette cinque mete nel primo tempo. Imperia una sola. Shock ? Manco per sogno. Il rugby insegna a reagire, a rialzarsi. Sta lì  uno dei segreti della vita. Si riparte dalla meta imperiese di Manuel, nipote d’arte, appena arrivato, ma con le stimmate del predestinato, perché nipote di quel Marco Del Bon che ha scritto pagine di storia rugbistica imperiese. Nel secondo tempo sale il cattedra Nicolò, che sfrutta il fisico.

(Ad Imperia c'è spazio anche per gli Under 6, i veri "pulcini" della palla ovale, e NONNO GIO' è la loro guida carismatica)


 Una delle prime cose che si impara da piccolissimi nel rugby è la psicomotricità, la relazione con lo spazio, la sensazione delle proprie possibilità. È così per Nicola, è così per Maria che da brava bambina tira fuori il carattere. Ci siamo. Tommaso è veloce e arrivano le mete. Sei a quattro per il CUS…Manuel segna ancora e siamo a cinque. I genovesi tengono duro, vengono da un bacino di utenza molto ampio. Manuel ha solo due allenamenti nelle gambe, ma soprattutto nella testa…eppure ha scritto una piccola pagina di storia. E la storia è nelle piccole cose. Anzi, lo hanno fatto tutti, come anche Leo e Francesco, che hanno solo tre anni e sanno già passare la palla da par loro. Il campo è fangoso, ma va benissimo, le immagini finali sono di un rugby di altri tempi, ma è anche rugby del futuro. Anzi, della “meglio gioventù”, che ha saputo reggere anche all’impatto emotivo del folto gruppo di piccoli atleti attorno al piccolo campo di gioco così come al pubblico presso la club house. Del resto i bambini sono abituati agli allenamenti sereni, silenziosi, dove la parola del tecnico è legge, dove il buon comportamento regna sovrano, dove si impara il rispetto e non si ode nessuna parolaccia (questo non succede neanche con le squadre dei più grandi, fidatevi, silenzio e rispetto per arbitro e giocatori sono d’obbligo).

Alla fine il saluto comune è quello del divertimento assoluto prima della corsa in club house per il terzo tempo e il primo premio di partecipazione. Il gruppo si allargherà, ne siamo sicuri. Buone mani per tutti. E soprattutto testa. 

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