E finalmente
ecco il loro momento: gli under 6 dell’Imperia Rugby allenati da Giovanni
Lisco, il popolare “nonno Giò” hanno disputato la loro prima partita. Ed è
stato un esordio da ricordare, tanto per le condizioni climatiche quanto per il
blasonato avversario, il CUS Genova. Avversario, sì, ma forse meglio dire, come
d’uso nel rugby, soprattutto giovanile, compagno di giochi. Se non arrivavano
loro da Genova, a quando la prima partita vera ? Dopo settimane di lavoro e
gioco, con tante cose da imparare divertendosi, il gioco si fa serio. A partire
dal clima veramente rugbistico. Una giornata uggiosa, ma che non
impedisce l’opera degli audaci. Non è il caso di avere paura del tempo. I
bambini devono sperimentare tutti i climi. Ed è così che avviene il debutto
degli under 6 a livello regionale. Imperia vs Cus Genova. Come è stato ai tempi
della prima partita di rugby in provincia. Nel 1974. Per i giocatori, useremo
il solo nome. È così che tutti si indentificano. Nella loro pagina di
presentazione, su questo sito, ci sono anche i cognomi. Ma hanno tutti dei nomi
così belli. In campo per Imperia Rugby ci sono Nicolò, Maria, Tommaso, Manuel e
Francesco. Ivan e Sibilla sono al campo, ma la seconda è febbricitante. Sono
già professionali. Vengono a seguire i compagni. Tutto rimandato per Gioele,
che è proprio vittima di un febbrone equino. E si fa sul serio. Il CUS Genova
inizia alla grande e mette cinque mete nel primo tempo. Imperia una sola. Shock
? Manco per sogno. Il rugby insegna a reagire, a rialzarsi. Sta lì uno
dei segreti della vita. Si riparte dalla meta imperiese di Manuel, nipote
d’arte, appena arrivato, ma con le stimmate del predestinato, perché nipote di
quel Marco Del Bon che ha scritto pagine di storia rugbistica imperiese. Nel
secondo tempo sale il cattedra Nicolò, che sfrutta il fisico.
(Ad Imperia c'è spazio anche per gli Under 6, i veri "pulcini" della palla ovale, e NONNO GIO' è la loro guida carismatica)
Una delle prime
cose che si impara da piccolissimi nel rugby è la psicomotricità, la relazione
con lo spazio, la sensazione delle proprie possibilità. È così per Nicola, è
così per Maria che da brava bambina tira fuori il carattere. Ci siamo. Tommaso
è veloce e arrivano le mete. Sei a quattro per il CUS…Manuel segna ancora e
siamo a cinque. I genovesi tengono duro, vengono da un bacino di utenza molto
ampio. Manuel ha solo due allenamenti nelle gambe, ma soprattutto nella
testa…eppure ha scritto una piccola pagina di storia. E la storia è nelle
piccole cose. Anzi, lo hanno fatto tutti, come anche Leo e Francesco, che hanno
solo tre anni e sanno già passare la palla da par loro. Il campo è fangoso, ma
va benissimo, le immagini finali sono di un rugby di altri tempi, ma è anche
rugby del futuro. Anzi, della “meglio gioventù”, che ha saputo reggere anche
all’impatto emotivo del folto gruppo di piccoli atleti attorno al piccolo campo
di gioco così come al pubblico presso la club house. Del resto i bambini sono
abituati agli allenamenti sereni, silenziosi, dove la parola del tecnico è
legge, dove il buon comportamento regna sovrano, dove si impara il rispetto e
non si ode nessuna parolaccia (questo non succede neanche con le squadre dei
più grandi, fidatevi, silenzio e rispetto per arbitro e giocatori sono
d’obbligo).
Alla fine il
saluto comune è quello del divertimento assoluto prima della corsa in club
house per il terzo tempo e il primo premio di partecipazione. Il gruppo si
allargherà, ne siamo sicuri. Buone mani per tutti. E soprattutto testa.
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