SETTANTA ANNI FA
4 aprile 1948: un piccolo paese in collina,
in Piemonte: i segni
della guerra bruciano ancora vivi sulla pelle
della gente, ma in
quell’immediato dopoguerra ogni occasione è
buona per fare
festa: i lutti del ciclone che ha devastato
l’Italia e tutta
l’Europa non sono ancora superati, le ferite
non ancora
rimarginate.
L’evento stavolta è eccezionale: è il primo
matrimonio dopo il
25 aprile 1945, e poi si sposa Anna, una
delle 4 figlie (e 2
fratelli) di Nin, uno dei capifamiglia del
piccolo paesino
abbarbicato sulle colline tortonesi.
Per l’occasione è stata chiesta “in prestito”
la chiesetta del
“barone”, un nobile lombardo che trascorre la
villeggiatura
estiva nel piccolo villaggio, grazie ai buoni
auspici del parroco
di Cusinasco, la parrocchia dove avrebbe
dovuto celebrarsi il
matrimonio.
E’ poco più che una civettuola cappella di
famiglia, con l’edera
arrampicata alle pareti e molti quadri
preziosi alle pareti, che
un po’ intimoriscono i numerosi parenti
liguri e piemontesi.
E sì, perché, grazie ad una scrupolosa
organizzazione, almeno
30 parenti dello sposo assistono alla
cerimonia.
Il viaggio da Pegli, dove la coppia andrà a
vivere in
coabitazione con la madre e il fratello dello
sposo, a Le Ville,
frazione di Volpedo è inferiore ai 100
chilometri, ma con gli
sgangherati mezzi pubblici dei tardi anni ’40
richiede alcune
ore: dai sedili di legno della terza classe a
una sbuffante
corriera stracolma, alla spola che uno dei
rari proprietari di
automobili s’è offerto di fare, dalla fermata
della corriera al
paesino, in più viaggi.
Ma tutti, a Le Ville, si sono mobilitati per
Nin e anche per
Anna, la figlia che, dopo un delicato
intervento chirurgico a
Milano, è stata mandata ad imparare il
mestiere di maglierista
a Pegli, dove ha conosciuto “Nitto”, lo
sposo.
Anche il pernottamento e la cena della
vigilia sono garantite
dai parenti.
Il pranzo? Macchè trattorie o ristoranti, ci
pensa Marietta, la
moglie di Nin: gli antipasti saranno i salami
del maiale
ammazzato qualche mese fa, poi i ravioli e i
polli sacrificati per
l’occasione. La torta la regala il fornaio.
La Marietta è stupita
perché alcuni genovesi hanno portato per il
pranzo dei carciofi
degli orti liguri: non li conosce.
In quel pranzo si mescolano due culture,
distanziate da pochi
chilometri, in fondo, separate solo
dall’Appennino.
Tante sono le storie di quel dopoguerra in
cui, con
l’emigrazione interna dal Sud ma anche dalle
campagne, al
vertice meridionale del Triangolo
Industriale, culture diverse si
sconoscono e si fondono non senza lo stridore
del conflitto di
storie differenti.
Com’è lontana quell’Italia provinciale,
arretrata nei consumi,
povera in poche parole, ma proiettata verso
un futuro migliore,
dall’Italietta di oggi: pessimista,
incazzata, sommersa dalle
proprie contraddizioni e in trincea a
difendere quel che resta di
un effimero benessere...
Nitto e Anna erano mio padre e mia madre,
Marietta mia
nonna che si è spenta a 104 anni contornata
da un nugolo di
nipoti e pronipoti. Nin l’ha preceduta di
alcuni anni.
(Pino Gorziglia)
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