martedì 4 aprile 2023

RUGBYTOTALE & SOCIALE/Settanta anni fa !

 

SETTANTA ANNI FA

 

4 aprile 1948: un piccolo paese in collina, in Piemonte: i segni

della guerra bruciano ancora vivi sulla pelle della gente, ma in

quell’immediato dopoguerra ogni occasione è buona per fare

festa: i lutti del ciclone che ha devastato l’Italia e tutta

l’Europa non sono ancora superati, le ferite non ancora

rimarginate.

L’evento stavolta è eccezionale: è il primo matrimonio dopo il

25 aprile 1945, e poi si sposa Anna, una delle 4 figlie (e 2

fratelli) di Nin, uno dei capifamiglia del piccolo paesino

abbarbicato sulle colline tortonesi.

Per l’occasione è stata chiesta “in prestito” la chiesetta del

“barone”, un nobile lombardo che trascorre la villeggiatura

estiva nel piccolo villaggio, grazie ai buoni auspici del parroco

di Cusinasco, la parrocchia dove avrebbe dovuto celebrarsi il

matrimonio.

E’ poco più che una civettuola cappella di famiglia, con l’edera

arrampicata alle pareti e molti quadri preziosi alle pareti, che

un po’ intimoriscono i numerosi parenti liguri e piemontesi.

E sì, perché, grazie ad una scrupolosa organizzazione, almeno

30 parenti dello sposo assistono alla cerimonia.

Il viaggio da Pegli, dove la coppia andrà a vivere in

coabitazione con la madre e il fratello dello sposo, a Le Ville,

frazione di Volpedo è inferiore ai 100 chilometri, ma con gli

sgangherati mezzi pubblici dei tardi anni ’40 richiede alcune

ore: dai sedili di legno della terza classe a una sbuffante

corriera stracolma, alla spola che uno dei rari proprietari di

automobili s’è offerto di fare, dalla fermata della corriera al

paesino, in più viaggi.

 

Ma tutti, a Le Ville, si sono mobilitati per Nin e anche per

Anna, la figlia che, dopo un delicato intervento chirurgico a

Milano, è stata mandata ad imparare il mestiere di maglierista

a Pegli, dove ha conosciuto “Nitto”, lo sposo.

Anche il pernottamento e la cena della vigilia sono garantite

dai parenti.

Il pranzo? Macchè trattorie o ristoranti, ci pensa Marietta, la

moglie di Nin: gli antipasti saranno i salami del maiale

ammazzato qualche mese fa, poi i ravioli e i polli sacrificati per

l’occasione. La torta la regala il fornaio. La Marietta è stupita

perché alcuni genovesi hanno portato per il pranzo dei carciofi

degli orti liguri: non li conosce.

In quel pranzo si mescolano due culture, distanziate da pochi

chilometri, in fondo, separate solo dall’Appennino.

Tante sono le storie di quel dopoguerra in cui, con

l’emigrazione interna dal Sud ma anche dalle campagne, al

vertice meridionale del Triangolo Industriale, culture diverse si

sconoscono e si fondono non senza lo stridore del conflitto di

storie differenti.

Com’è lontana quell’Italia provinciale, arretrata nei consumi,

povera in poche parole, ma proiettata verso un futuro migliore,

dall’Italietta di oggi: pessimista, incazzata, sommersa dalle

proprie contraddizioni e in trincea a difendere quel che resta di

un effimero benessere...

Nitto e Anna erano mio padre e mia madre, Marietta mia

nonna che si è spenta a 104 anni contornata da un nugolo di

nipoti e pronipoti. Nin l’ha preceduta di alcuni anni.

(Pino Gorziglia)

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