mercoledì 1 febbraio 2023

RUGBYTOTALE DA STELLE NELLO SPORT/Paolo Pescetto , genovese, fra le "Star" della palla ovale!

 


Le mete di Paolo Pescetto: “Il Rugby è una questione di famiglia”



Il pane guadagnato col sudore della fronte è stato concepito come una maledizione biblica, ma Paolo Pescetto lo intenderebbe come uno sprone per raggiungere un soddisfacente traguardo col merito piuttosto che facendosi spingere dalla fortuna, così come ha fatto per tutte le mete che ha raggiunto col RugbyEppure avrebbe anche potuto credere che il successo con l’Ovale tra le mani fosse dovuto dal destino: è il degnissimo erede di una vera e propria stirpe regale del Rugby genovese, una famiglia che ha dato tantissimo alla crescita del nobile sport tra le mura della Superba, a partire dall’ omonimo nonno, una vera e propria colonna fondamentale per il CUS Genova, passando per il papà e lo zio.

Così si può dire che oltre qualche gene, e la passione dalla famiglia quello che è arrivato, è tutto quello che hanno messo nel CUS da cui Paolo è partito, una società che un po’ come lui ha delle radici saldissime, ma sa puntare gli orizzonti più ampi e vari. E per gloriosa che sia la tradizione che si è ritrovato alla nascita sulle spalle, con la caparbietà di chi vuole inaugurare la sua, di strada, da bravo mediano d’apertura, ne ha introdotte di sue di consuetudini ammirabili; dove va, si vince. Ha conquistato con il CUS Genova la promozione in Serie A con cui a 17 anni era già titolare in serie A con il Cus Genova; ha vinto il campionato Espoirs con il Narbonne, dopo essersi trasferito in Francia, dopo che, belle mani e ottimi piedi, gran placcatore, non era stato selezionato dall’accademia della F.I.R. esclusivamente per dubbi limiti di altezza -1 metro e 77!; ha vinto, una volta tornato in Italia, lo scudetto 2019 venendo nominato Man of the Match della finale. Ora, festeggiati da poco i 28 anni, è al Rugby Colorno con lo scopo di proseguire questa tradizione che è un po’ tutta sua, e un po’, come la grinta e la pervicacia, la condivide con tutti i campioni di tutte le discipline.

Forte di una versatilità che non è soltanto una caratteristica del suo gioco ma anche del suo pensiero, e che gli proviene dalle tante esperienze all’ estero. Con un unico punto fisso: dare sempre il massimo dell’impegno, che prima o poi un modo per arrivare dove vuoi lo trovi. Ma senza dimenticare da dove si è partiti: il detto Dantesco “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui” per lui non vale perché la sua pagnotta Ovale se l’è cucinata ovunque con le sue mani, al massimo traendo ispirazioni dagli altri; ma seguendo una ricetta di famiglia che se pure comprende sudore a volontà, ha sistematicamente il dolce fragore del successo meritatissimo, e una punta di basilico Zenéize  nel retrogusto.

Da dove nasce la passione per il Rugby?

“Una questione di famiglia. Mio papà giocava, e anche tutti e due i miei nonni, e anche mio zio, tutti molto appassionati. Mio nonno ha giocato anche in nazionale, ha giocato molto, era un grande sportivo, e ha passato questa passione anche ai suoi figli, a mio papà e anche allo zio. Hanno praticato tutti e due al CUS Genova, e poi a Milano mio papà, e anche lui è stato convocato con qualche nazionale universitaria e giovanile, e quindi me l’hanno trasmessa questa grande passione”

Quando hai cominciato a praticarlo?

“Io all’inizio non ero un grande amante del Rugby…lo ero del calcio! Da più piccolo…e poi a 11 anni c’è stata una svolta: non mi ricordo esattamente per quale motivo, ma ho deciso che cominciavo a giocare a Rugby. E da lì è stato Amore…e la mia grande passione per questo sport. Ovviamente ho iniziata giocare a Genova, al CUS, nelle giovanili, e sono rimasto sino a 18, 19 anni”

 

La tua carriera ti ha visto poi andare molto lontano, sia come risultati raggiunti che esperienze fuori da Genova. Hai voglia di raccontarci queste “mete”?

“Il Rugby mi ha permesso di viaggiare un sacco, anche prima che iniziasse la mia carriera professionistica. Durante tutta l’estate successiva alla mia quarta Liceo sono andato a fare un’esperienza in Nuova Zelanda, che ha cambiato un po’ tutta la mia prospettiva e ha infuocato ancora di più la passione per questo sport. Già l’anno prima avevo fatto un’esperienza in accademia a Bath, ma le grandi esperienze son venute l’anno dopo ili Liceo. Sono andato a giocare in Francia 4 anni a Narbonne, dal loro centro di formazione, dove ho giocato un po’ in “Espoirs”-il campionato giovanile-, il primo anno siamo diventati Campioni di Francia nella lega PROD2. Un gran bel risultato che agevolato la fiducia del club in me, e infatti l’esperienza è continuata per altri 3 anni dopo il primo, dove mi sono tolto tante belle soddisfazioni giocando in prima squadra”

Poi hai deciso di rientrare in Italia…

“Sì, ho trovato un’opportunità al Calvisano. Anche lì un’esperienza fantastica, conclusa tra l’altro il primo anno col  titolo di Campioni d’Italia, è stato stupendo. Da lì, dopo che il campionato è stato interrotto per la pandemia, sono andato a maggio alle Zebre a Parma, poco lontano. Anche lì esperienza molto formativa, difficile, e adesso sono qui a Colorno, ritornato nel campionato del Top X, dove puntiamo in alto quest’anno. Speriamo bene, facciamo di tutto per avere dei grandi risultati e portare questa società per la prima volta i Playoff”

Qual è stata l’emozione più grande della tua carriera?

“Ce ne son tante…una che sicuramente rimane indelebile nel mio cuore è il primo anno al Cus Genova quando giocammo la finale per salire in Serie A dalla B, io avevo appena compiuto 18 anni a gennaio e…pazzesco. Quando sono entrato in campo al Carlini, c’era un sacco di gente, quasi 3000 persone. È stato incredibile. C’era un mio compagno che non giocava e c’era un entrata sotterranea sotto la H –i pali della linea di meta– e mi ricordo che stava dicendo il mio nome proprio nel momento in cui sono entrato in campo e…mamma mia, quei brividi lì sono rimasti, è stata una grande emozione.  Poi ovviamente l’esordio in PROD2, i miei genitori sono venuti a Bourgoin in Francia a vedermi è stato anche lì fantastico. E ovviamente quando siamo stati Campioni d’Italia con Calvisano, anche per il fatto che è stato non lontano da Genova, e c’era grande tifoseria di casa! È stato bellissimo. Queste sono le TOP 3, ma ovviamente la prima è la più marcante”

 

Quanto ti alleni ogni giorno?

“Considerando che giochiamo spesso la domenica, il lunedì è libero. Il martedì spesso, mattina o pomeriggio, facciamo una riunione per rivedere le azioni delle partite e discutere le cose che potevamo fare meglio e quelle che sono andate bene. Poi facciamo una seduta di palestra non troppo pesante e un collettivo di 40-50 minuti anche quelli di intensità non pesante. Mercoledì e venerdì sono i giorni più tosti, quando facciamo al mattino reparto palestra, anticipate spesso da una riunione per preparare la partita che segue. E il pomeriggio subito dopo pranzo ci alleniamo di nuovo, un collettivo con una riunione sulla squadra che andremo ad affrontare, e poi un allenamento tosto. Il Giovedì è libero,  e il sabato è tranquillo: la mattina facciamo palestra esplosiva, prepartita e Team Run. E domenica partita”

Come mantieni il tuo corpo in forma?

“Sto molto attento all’alimentazione per tenere il mio corpo sempre al top della forma. Mi piace allenarmi per cui vado spesso in palestra e a tutte le sedute do sempre il 100%. Abbiamo a disposizione al club fisioterapisti se siamo un po’acciaccati e…dopo i giorni pesanti, tanto riposo! Dormire bene la notte, bere tanta acqua, mangiare sano ed equilibrato. E tanto, perché comunque consumiamo tante energie durante il giorno, quindi mangio bene e cerco di mangiare una dieta abbastanza equilibrata e varia ”

Quali sono per te i valori dello sport, in generale?

“Per lo Sport in generale direi spirito di sacrifico, perché esponi il corpo a situazioni “non confortabili”, riprendendo l’inglese Uncomortable, ti metti insomma un po’ sotto stress, e la disciplina, ce ne vuole tanta per fare uno Sport, sia anche non agonistico, ma vai o stai lì ogni giorno o ogni 2-3 giorni. E poi, a parte gli Sport singoli, la convivialità”

E quelli in particolare del Rugby?

“Sono un po’ sempre gli stessi, no!?!Spirito di squadra, sacrificio, rispetto! Sono però valori importanti. Si dice spesso che il Rugby è uno Sport che si distingue, ad esempio capita  spesso nelle partite che dei veri e propri energumeni non si permettano di  parlare all’arbitro o se ne stanno silenziosi. Pensiamo ad esempio al rispetto dell’avversario, la convivialità che si crea dopo la partita, dopo… la Guerra: finisce tutto, ci si stringe la mano, ci si rialza a vicenda e si condivide una bella birra assieme. Ed è questo quello che più mi piace del Rugby: anche a livello professionistico c’è una libertà di convivialità, di rilassatezza, di condivisione…di bersi una birra e poi non parlare solo di Rugby, si condivide anche altre cose della vita. E infatti ho amici sparsi nel mondo grazie al Rugby con cui sono ovviamente ancora in contatto, con cui ho legato davvero profondamente nei miei viaggi”

 

Ci racconti un segreto…rivelabile? Una pratica, un rito, un motto che ti ha aiutato a diventare un campione?

“Eheheh, un segreto! Pochi segreti, secondo me! Lavorare duro. Già sono a cui piace allenarsi tanto, poi quando arrivano sconfitte o delusione mi piace dare ancora di più, sia perché mi sfoga fisicamente sia perché penso porti a un miglioramento personale. Non mollare mai. Se si è appassionati veramente, credere sempre in quello che si fa, che in un qualche modo ci si riesce sempre”

Una passione al di là del Rugby?

“Negli ultimi anni ho iniziato a suonar la chitarra. Mi permette di passare un po’ di tempo e rilassarmi. E poi, soprattutto ultimamente, un po’ per necessità vivendo da solo, e un po’ perché l’alimentazione è molto importante per gli sportivi, cucinare mi piace molto. Mi piace assai il pomeriggio mettermi un po’ di musica e cucinare. E leggere ogni tanto, ma, devo ammettere, non troppo spesso!”

Qual è il tuo rapporto con la Liguria? Cosa ti piace di più della regione?

“Liguria è casa! Mi piace un sacco. Essendo fuori da tempo e soprattutto vivendo ultimamente in posti un po’ in pianura, isolati, mi piace tornare al mare. La Liguria è una terra dura ma stupenda, con montagne e mare, e tornare al mare mi dà una bella pace, mi piace un sacco. Ci sono dei posti in cui quando torno vado spesso anche da solo per fare il bagno, non importa il periodo dell’anno. E poi Genova…ci sono cresciuto sino ai 18 anni, ci sono la mia famiglia e tanti miei amici. Sono legatissimo sia alla Liguria che a Genova. Vado molto fiero della terra in cui sono nato. E dei suoi prodotti ad esempio: mi vanto molto del pesto e ogni volta mi prendono in giro!”

C’è una figura, del mondo dello sport o in generale, che è per te motivo di ispirazione?

“Quando ero più giovane, quando avevo appena cominciato Jonny Wilkinson era in piena esplosione, assieme a Dan Carter, ovviamente due giocatori nel mio ruolo particolarmente forti. Wilkinson di più, oltre ad avere il piede in attacco estremamente è stato il primo 10  difensore…e io sono un po’ così. Difendere, placcare…però ultimamente non mi ispiro troppo. Ognuno ha la sua strada, siamo tutti quanti diversi, quindi voglio essere la miglior versione di me stesso.

Magari aggiungere piccole cose degli altri che vorrei, ma “con la mia testa”; ad esempio negli ultimi anni in questi ultimi anni mi ispira Djokovic, una persona che oltre ad essere campione si è dimostrata fedele a sé stessa. Rimanere fedele alle mie passioni è quello in cui credo, sempre un obiettivo chiaro in testa per superare gli ostacoli”

Che consigli daresti a un bambino che si avvicina al Rugby per la prima volta?

“Divertirsi, tanto e trovare dei compagni che hanno la stessa passione. È uno Sport semplice, che crea dei legami oltre educazione e carattere”

Quali sono i tuoi programmi per il 2023?

“Ora sono qui a Colorno e sono pienamente concentrato sulla stagione per raggiungere i grossi obiettivi di squadra che ci siamo dati e che sono anche personali, ma in realtà io vivo molto alla giornata, mi concentro molto sul presente e su quello che posso fare adesso senza preoccuparmi troppo del futuro.  Un programma potrebbe essere andare a trovare un mio amico in Francia che ha appena avuto un figlio e l’ha chiamato come me perché siamo rimasti molto legati. E poi divertirmi giocando, vivere…i miei programmi sono vivere”

Federico Burlando

 

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