L’AMATORI RUGBY CAPOTERRA HA UN NUOVO PRESIDENTE: ANDREA COGONI
Eletto dall’assemblea elettiva.
Per lui subito un obbiettivo: “Consolidare quanto fatto negli ultimi sei mesi
col nuovo gruppo dirigenziale”.
Capoterra. Si
riparte con rinnovato entusiasmo e un nuovo consiglio direttivo. L’Amatori
Rugby Capoterra si rifà il look in vista delle prossima stagione di serie B di
rugby e comincia a gettare le basi per una nuova avventura, dai vertici
societari, ma non solo.
L’assemblea
elettiva riunitasi nei giorni scorsi a Capoterra ha eletto in qualità di
presidente Andrea Cogoni, mentre il Consiglio Direttivo è composto da: Gabriele
Ambus, Giacomo Atzori, Luca Careddu, Sandro Floris, Marcello Garau e Francesco
Losco. Gruppo che rimarrà in carica fino al 30 giugno 2025.
Ma le
novità, per ora, non riguardano solo la società, come spiega il neo presidente
dell’Amatori Andrea Cogoni.
L’Amatori
Rugby Capoterra cambia volto a livello direttivo. Andrea Cogoni, presidente e
poi un gruppo dirigente composto anche da qualche giocatore della prima
squadra. Quale è il programma su cui lavorerete?
“Sì un nuovo gruppo dirigente formato comunque da uomini che fanno parte della “Grande Famiglia” del rugby Capoterra. Ragazzi che si conoscono da decenni e che finalmente dopo aver dato tanto al “gruppo squadra” ora entrano a far parte del direttivo. Alcuni di essi, attualmente sono giocatori dell’Amatori; ragazzi a fine carriera agonistica che ora si cimentano in questa nuova fase della loro vita: sicuramente una sfida entusiasmante”.
Chi
sono?
“Nello
specifico Gabriele Ambus e Marcello Garau: due leader. Oltre a giocare
aiuteranno allenatori e dirigenti”.
Il
programma?
“L’impegno che ci siamo presi per
questo triennio è soprattutto quello di allargare la base sociale per
solidificare quanto più possibile le fondamenta societaria che, tengo a
precisare nel rugby Capoterra sono molto solide, dal momento che facciamo rugby
da quasi 50 anni. È vero, a livello mediatico emerge la prima squadra ma per noi
rafforzare il settore giovanile è una priorità”.
La
base di partenza per la B sarà la scelta del nuovo tecnico. Avete già qualche
nome nel taccuino?
“Si, da gennaio la società ha deciso di
voltare pagina. Questo cambiamento repentino e brusco ha fatto emergere tutte
le personalità, sia a livello di squadra che dirigente, alcune negative ma
tantissime altre positive: fondamentali per ricreare questo gruppo pieno di
entusiasmo ed energia. Dopo l’uscita di scena di Alejandro Eschoyez, la squadra
possiamo dire che si è autogestita. Ci ha dato una grossa mano d’aiuto il
tecnico federale Carlo Atzori che ha traghettato il gruppo fino a fine stagione
insieme a Marcello Garau e Gabriele Ambus. Ora però si cambia”.
Nuovo tecnico?
“Sì, assolutamente. Già da diversi mesi
abbiamo cercato la figura giusta che godesse di profonda stima sia dal gruppo
dirigente che dal gruppo giocatori. Un tecnico che tra le tante offerte
ricevute da club francesi, neozelandesi ed italiani ha scelto Capoterra su
tutti. A giorni scoprirete il suo nome”.
Trovato il nuovo allenatore c’è da rinforzare la squadra… anche in
questo caso conferme e new entry?
“L’ossatura della prima squadra sarà
più o meno quella dell’anno scorso. Stiamo lavorando per rimpiazzare i ragazzi
che per le loro qualità, espresse nella stagione appena conclusa, sono stati
chiamati da Club importanti. Tutto in divenire ma presto scopriremo le carte”.
Amatori rugby non è solo prima squadra, il cuore pulsante della società è il settore giovanile… in continua crescita… come lavorerete sui giovani?
“Sì, in effetti quello che emerge è
sempre la prima squadra per ovvi motivi, ma per questo gruppo dirigente non è
la “priorità”, questo direttivo vuole riportare il nostro club allo splendore
degli anni ‘80 e ‘90 che ci hanno visto, sia in termini di numeri sia in
termini di qualità, esprimere il miglior rugby giovanile, e con l’aiuto di
Carlo Atzori, tecnico federale di altissimo profilo questo sarà più semplice”.
Qual è l’obiettivo per la prima squadra? Salvezza o qualcosa in più?
“Sarà il campo a darci la
consapevolezza di quello che valiamo. L’obiettivo è di sicuro non di basso
profilo, vogliamo consolidare quanto fatto da gennaio a oggi, una squadra che
era la stessa dell’inizio del campionato ma con il cambio tecnico e con la giusta
serenità ha espresso in campo un rugby fatto di competizione che, ci ha visto
battere le squadre al vertice del campionato. L’apporto tecnico di Carlo
Atzori, Gabriele Ambus e Marcello Garau è stato determinante”.
Chi è Andrea Cogoni?
“È
semplicemente uno dei 7 dirigenti, insieme con Sandro Floris, che certamente
non ha bisogno di presentazioni, Francesco Losco dirigente d’azienda ex
giocatore del rugby Capoterra che lo ha visto vestire anche la maglia della
Nazionale giovanile nonché dirigente dagli anni 90, Giacomo Atzori già
dirigente del rugby Capoterra e uomo fondamentale per il settore giovanile,
Luca Careddu ufficialmente l’ultimo arrivato nella nostra famiglia ma non di
sicuro l’ultimo per il lavoro svolto e la passione che ci mette. Gabriele Ambus
e Marcello Garau sono il nostro fiore all’occhiello hanno giocato da sempre
insieme forse avevano meno di 10 anni e da allora pur coltivando le loro
professionalità nel modo del lavoro con risultati eccellenti, non hanno mai
mancato ad un allenamento. Ragazzi che da titolari inamovibili hanno fatto
tutti i campionati dalla B alla A.
Sono un ingegnere libero professionista
e amministratore di una società che opera in impianti petroliferi, tesserato
per il rugby Capoterra dal 1980: avevo 9 anni, ho giocato fino al 1994 e dal
1994 fino al 2004 sono stato presidente del rugby Capoterra, dal 2004 a oggi
sempre da dirigente ho seguito e contribuito alle tante vittorie e alle
altrettante sconfitte. Quello che voglio e che il rugby Capoterra sia
espressione democratica e pensiero comune, la squadra formata non nasce a caso
ma è la sintesi di caratteri e uomini diversi ma con lo stesso obbiettivo,
uomini che hanno assaporato vittorie ma anche molti momenti difficili, uomini
di sport a tutto tondo i quali hanno come esempio e sostegno uno dei migliori atleti
italiani a qualche centimetro di distanza. Sandro Floris”.
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