giovedì 27 luglio 2017

I giovani talenti scelgono la filosofia CUS Torino Rugby: ecco i ragazzi che sia uniranno al team biancoblù
Talenti giovani con il desiderio di venire a giocare e a studiare sotto la Mole. Non cambia la filosofia del CUS Torino, nel suo ruolo di supporto ai ragazzi più promettenti. L'obiettivo è di assicurare loro un pezzo di futuro, attraverso una solida preparazione universitaria che garantisca loro di avvicinarsi nel miglior modo possibile al lavoro e di praticare rugby ad alti livelli. Il Progetto Agon, unico progetto sul territorio nato dalla collaborazione della Polisportiva più grande d'Italia con il Politecnico e l'Università degli Studi di Torino, ha messo in palio quest'anno 24 borse di studio e ben sette sono state assegnate a rugbisti. Un vero record. Si tratta del centro Andrea Caputo, del pilone Antonio Barducci, del terza linea Piergaspare Spinelli, del seconda linea Edoardo Toresi, del terza linea Carlo Maria Mori, del seconda linea Stefano Fatica e del mediano di mischia Elia Mantelli. Spinelli, Toresi, Fatica e Mantelli erano già in forza al CUS Ad Maiora Rugby 1951, mentre Caputo, Barducci e Mori sono tre dei cinque volti nuovi a disposizione di coach Lucas D'Angelo e del suo vice Luis Otaño, in vista della stagione dell'atteso ritorno in serie A. A loro si aggiungono il mediano di apertura Giovanni Grillotti e l'estremo Francesco Failla.
(nella foto Antonio Barducci)

Antonio Barducci, che sosterrà i test d'ingresso a Scienze Motorie, risiede a Livorno, ma è nato il 15 settembre 1996 ad Antananarivo, in Madagascar. È venuto in Italia nel 2002, per tornare in patria nel 2006 e rientrare definitivamente a Livorno nel 2008. Ha conosciuto la palla ovale nel 2005 a Sesto Fiorentino, dove viveva con la famiglia. «Nel 2008 - ricorda - ho iniziato l'attività nei Lions Amaranto Livorno. Nel 2012 sono entrato nell'Accademia zonale di Roma e l'anno successivo in quella di Prato. Sono stato nella Nazionale Under 17, con la quale abbiamo affrontato in trasferta i pari età di Inghilterra e Francia, nell'Under 18, con cui ho svolto una tournée estiva in Sud Africa, con test match contro i coetanei di Francia e Irlanda, in Under 19, con un altro tour in Sud Africa contro le squadre provinciali, e in Under 20, con un'attività contro la Leinster Academy».
Dal 2014 milita in serie A:«Ho fatto due stagioni all'Accademia "Ivan Francescato", disputando rispettivamente nove e tredici match, e la scorsa all'Aquila Rugby, andando in campo in 22 gare su 22, dieci delle quali da titolare, con due mete all'attivo. Mi è rimasto nel cuore il debutto in serie A con l'Accademia, avvenuto a febbraio, dopo che a settembre mi ero infortunato alla mano sinistra. Nonostante la situazione societaria, i ricordi più belli rimarranno però quelli dell'anno scorso a L'Aquila. Siamo arrivati alla finale promozione, persa a Parma contro i Medicei. Sono un pilone prevalentemente sinistro, che si sa adattare anche a destra. Quest'anno ho riscontrato di essere migliorato molto in mischia chiusa, in fase di spinta. Mi sono potenziato, ma non ne ho risentito in dinamismo.

(nella foto il napoletano Andrea Caputo)

 Mi considero un pilone moderno e dunque cerco di essere presente nel gioco con la palla in mano e penso di essere abbastanza bravo a leggere le situazioni difensive».
Andrea Caputo, nato a Napoli il 6 novembre 1998, si è diplomato al Liceo Scientifico con 95/100 e verrà a Torino per studiare Fisica al Politecnico. Risiede a Torre del Greco, dove ha conosciuto il rugby a 13 anni all'Amatori. «Sono rimasto lì - racconta - anche l'anno in cui ho fatto parte del Centro di Formazione Under 16 di Napoli e il primo dell'Accademia Under 18 di Benevento. Il secondo anno di Accademia, nel quale, tra, l'altro siamo stati in Svizzera per un test-match contro l'Under 18 rossocrociata, sono invece andato in prestito a Benevento, per giocare in Under 18 Elite. A fine stagione sono stato inserito nella prima squadra del Club Ottopagine Rugby Benevento, che doveva affrontare il Rubano nella finale playoff di serie B. Siamo stati promossi e dunque nell'ultimo campionato sono stato in serie A e ci siamo qualificati alla pool per andare in Eccellenza. Ho collezionato 19 presenze da titolare, senza essere mai stato sostituito, sulle potenziali 20 e l'unica assenza è stata per infortunio. Ho anche realizzato quattro mete, una personale e tre su azioni corali. Sono specializzato nel ruolo di centro e ritengo di essere un buon placcatore. Posso progredire in attacco, anche se ultimamente sono già migliorato. Sono felice di venire al CUS Torino e sono convinto che sarà una bella esperienza, sia dal punto di vista universitario sia da quello agonistico e umano. Troverò un gruppo giovane e non sarà un problema ambientarmi».

(nella foto l'emiliano Carlo Maria Mori)

Carlo Maria Mori, nato a Parma il 6 dicembre 1991, è un terza linea cresciuto nelle fila del Noceto. «Ho cominciato a 5 anni, perché mio papà Ernesto è stato uno dei fondatori della società e mio fratello Gianmario giocava e ha fatto tutte le Nazionali giovanili. Sono arrivato fino all'Under 20, che disputava la Top 10 di categoria. Nel 2010 il Noceto si è unito al Rugby Parma, dando vita ai Crociati, con cui ho vinto da capitano il titolo italiano Under 20. Quando la franchigia non si è più iscritta ai campionati, sono rimato a Parma e con il CUS abbiamo ottenuto tre successi ai Campionati Nazionali Universitari di rugby a 7. Con il Noceto, in cui ero capitano, ho perso contro la Roma per differenza punti la finale per salire in serie A. La stagione successiva siamo stati promossi battendo il VII Rugby e dunque la scorsa stagione sono stato in A.
L'emiliano ha sempre giocato terza linea: «Ho sempre fatto il 6 o il 7 e negli ultimi quattro anni sono stato utilizzato da 8, che è il ruolo che preferisco. Sono uno che corre molto e con le mani me la cavo piuttosto bene. Mi piace molto recuperare le palle e rovinare in piani delle squadre avversarie. Da quando ho iniziato a studiare e a lavorare l'allenamento è un po' passato in secondo piano e mi mancano i carichi di lavoro che sostenevo prima. Sono laureato in Ingegneria Gestionale e a Torino frequenterò la specialistica. Valutando le migliori Università, l'alternativa era Milano, ma mi piaceva di più il piano di studi di Torino e anche la città».

(nella foto Giovanni Grillotti, cresciuto rugbisticamente nel Sertori Sondrio, poi Accademia U18 a Milano, nuovo arrivo sotto la Mole)

Il 20enne trequarti Giovanni Grillotti, che a settembre effettuerà i test di ammissione di Logopedia e Scienze Motorie, è di Sondrio (dove è nato il 19 giugno 1997) e ha iniziato a giocare a rugby a 9 anni nella società della sua città, facendo la trafila nel settore giovanile fino alla prima squadra di serie B, nella quale ha esordito nel 2014. «Sono stato per due anni, dal 2013 al 2015, - afferma - all'Accademia zonale Under 18 di Milano, con la quale nel 2015 ho svolto un tour in Irlanda, disputando quattro partite contro team del territorio. Nel 2013 ho trascorso una vacanza sportiva di tre settimane in Galles, effettuando degli allenamenti con atleti dell'Under 18 degli Ospreys, seguito dai loro tecnici. Con l'Accademia ho partecipato al progetto Rugby Seven con Andy Wilk e ho giocato diversi tornei di Seven ad Amsterdam, arrivando in finale contro la Nazionale della Georgia, Roma, Verona e Bellinzona. Sempre a sette ho militato anche nei Pizzicadoress di Milano».
Giovanni è una sorta di jolly:«Finora ho giocato principalmente mediano di apertura, ma anche estremo, ala e centro. Nell'ultimo campionato ho fatto un po' di tutto. So calciare abbastanza bene e penso di avere una buona visione di gioco e una buona tecnica individuale. I margini di miglioramento sono principalmente in difesa, in termini di posizionamento e di placcaggio. Sono felice di venire a Torino. Con il Sondrio abbiamo affrontato nell'ultima partita della scorsa stagione proprio il CUS e alla fine dell'incontro coach Lucas D'Angelo mi ha chiesto se mi interessasse venire a giocare qui. Gli ho risposto che ci avrei pensato e sono felice di aver accettato».

(il siciliano Francesco Failla promettente estremo)

Francesco Failla è nato il 20 aprile 1996 a Ragusa e ha iniziato a giocare a rugby a 11 anni con il Progetto Scuole. «Sono entrato quasi subito nell'Audax - dichiara - e sono rimasto fino a 16 anni, quando sono andato in Accademia a Catania e in prestito al Cus Catania nel campionato di Under 18 Elite. Nel 2014-2015 sono stato all'Accademia "Ivan Francescato" a Parma, la stagione successiva al Valpolicella in serie A, con il quale ho affrontato il CUS Torino e nell'ultima alla Lazio in Eccellenza. Sono stato in Nazionale Under 18 nel 2013-2014, partecipando a un raduno iniziale e, l'estate successiva, alla tournée in Sud Africa. A maggio 2015 in Francia ho disputato l'Europeo Seven con l'Under 19. Negli ultimi anni sono stato quasi sempre impiegato come estremo. Le mie specialità sono il contrattacco in velocità e il gioco al piede, sia nei calci di spostamento sia dalla piazzola. In Accademia, a Catania e a Parma, e al Valpolicella ho sempre calciato. Penso invece di dover progredire soprattutto in difesa».

Francesco è molto amico del pilone cussino Adriano Nicita:«Attraverso di lui conoscevo già bene il progetto CUS. Quando sono venuto con il Valpolicella a Torino avevo già parlato con il tecnico D'Angelo. Mi avevano già contattato prima che andassi al Valpo e quando ultimamente mi ha chiamato il direttore sportivo Salvatore Fusco non ho avuto alcun problema a rispondere sì. Con il mio arrivo a Torino si chiude un cerchio. Sono convinto al 100% della mia decisione. Di quando abbiamo giocato contro ho ricordi piacevoli di partite molto fisiche. Troverò molti ragazzi motivati come me e sarà bellissimo condividere la vita in campo e fuori».

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