sabato 6 luglio 2024

RUGBYTOTALE & SOCIALE - EVENTO/ Massimo Giovanelli a Cogoleto ha presentato il programma de L'Italia del Rugby.

 L’ITALIA DEL RUGBY/1

Nel marzo scorso Massimo Giovanelli, ex atleta della Nazionale Azzurra e dirigente sportivo, ha presentato la sua candidatura ufficiale alla Presidenza della Federazione Italiana Rugby, sostenuto dal movimento L’Italia del Rugby. Le elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo FIR si terranno probabilmente nel corso dell’autunno 2024 o, al piu’ tardi, entro marzo 2025.









 Quest’oggi lo stesso candidato si è presentato ad alcune societa’ del rugby ligure, presenti alla riunione che si è svolta nella club house delle CFFS Vespe Cogoleto. Alla riunione ha preso parte anche Claudio Balconi, dirigente del Rugby Rho.  Presente anche noi di  RUGBYTOTALE&SOCIALE, ed in merito cercheremo di pubblicare qualche importante particolare sul suo programma elettorale, logicamente il tutto sara’ diluito in qualche  puntata.

Per chi non lo sapesse, in ogni modo, Giovanelli, classe 1967 di Noceto(PR), vanta una lunga carriera composta da numeri vertiginosi: 60 presenze in Nazionale, di cui 37 da capitano(il primo dell’Italia partecipante al Torneo del Sei Nazioni), 2 le partecipazioni al mondiali (1991 Inghilterra e 1999 Galles).

“Il marzo scorso quindi – afferma MASSIMO GIOVANELLI – abbiamo presentato a Roma il nostro programma, dove ho anche presentato la mia candidatura da Presidente. La nostra iniziativa è partita due anni fa, insieme ad altri ex atleti della Nazionale come per esempio Marcello Cuttitta, con i quali abbiamo condiviso l’avventura che poi ci porto’ al Sei Nazioni. Purtroppo al di la dell’entusiasmo iniziale è invece iniziata una progressiva caduta libera. Perche’ questo? Fatta l’Italia bisognava fare gli italiani, fatto il Sei Nazioni bisogna costruire una cultura, e una cultura del nostro movimento per sostenere l’impatto con un evento che in realtà dietro conserva tutto un Mondo. Quelle Nazionali presenti da sempre al Sei Nazioni – ribadisce GIOVANELLI -  fanno parte di Paesi che formano dei giocatori, il meglio di loro salgono in un sistema verticale che alimenta queste Nazionali. Centocinquanta anni di storia contro i nostri settanta! Settanta anni non sono un battito di ciglia, sono una stratificazione culturale, quello che è mancato credo quindi è ricostruire il nostro tessuto produttivo di giocatori, e investire per diventare uno sport popolare. 

















La carriera di Massimo Giovanelli inizia nelle giovanili del Noceto, squadra con la quale nel 1984 esordisce in prima squadra. Il battesimo con la Nazionale, invece è datato 1989. Partecipa per la prima volta alla Coppa del Mondo nel 1991 in Inghilterra. Nel 1997 si laurea Campione d'Europa. Nel 2000 si annovera il dato storico della prima partecipazione della Nazionale al Torneo del Sei Nazioni, torneo in cui è passata alla storia la leggendaria vittoria sulla Scozia per 34 a 22. Quest'ultima è stata anche l'ultima volta in cui Massimo ha indossato la maglia azzurra.
Oggi in Italia il rugby non è assolutamente uno sport popolare. Oggi l’Italia fondamentalmente rappresenta il dieci per cento rimanente di quel novanta per cento di tesserati praticanti che sono i principali cinque sport in Italia. Al primo ormai è noto è il calcio, e sorprendentemente al secondo posto c’è il tennis che ha dichiarato il presidente della loro federazione punta a salire ad avere cinquecentomila praticanti tesserati, attualmente sono già a quattrocentomila. Come fa uno sport praticato quasi esclusivamente singolarmente a raggiungere un simile risultato? Pensare che la Federtennis era a suo tempo una federazione vicina al commissariamento, ora i numeri sono cambiati grazie agli investimenti effettuati dalla stessa federazione tennis e fondamentalmente mirati a portare questo sport a livello popolare. 


(Come sempre l'accoglienza per il terzo tempo in casa delle Vespe di Cogoleto è stata esemplare)


Investimenti sul territorio, sull’impiantistica, sulla formazione dei tecnici e soprattutto grazie ad un’operazione strategica ed importante come il portare in Italia il padel. Di seguito in questa speciale classifica abbiamo il ciclismo, il nuoto, il basket e il volley e nel 10°/° che rimane noi occupiamo solo il 3°/°, e se non avessimo il Sei Nazioni come numero di tesserati saremo piu’ o meno a livello del baseball. Siamo ancora una sport regionale, abbiamo mancato l’aggancio per diventare uno sport popolare. L’ingresso dell’Italia al Sei Nazioni fece scalpore, ricordate tutti i bambini arrivavano da soli e numerosi al campo in quanto se si ottengono i risultati e la visibilità il riscontro arriva. Bisogna rilanciare questa sfida in quanto abbiamo garantito economicamente il futuro dell’Italia ? Certo che no ! Bisogna garantire che cosa faremo per cambiare il trend, e noi tutti ci siamo detti che era decisivo investire sul territorio, partire dalla base insomma. La base è la parte operativa che produce il sistema di vertice, non è il contrario, non è una vittoria della Nazionale che risolve il problema, ma è determinante invece creare un sistema territoriale che lavora in sinergia attraverso tutta una serie di iniziative. “ (roberto roncallo)

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