Il cavaliere del
dancefloor.
MUSICA
Giacomo Maiolini è da 40
anni a capo della label bresciana Time Records, l'etichetta indipendente -
quella che ha venduto più al mondo tra le italiane - di Gigi Dag, Bob Sinclar e
molti altri. Da qualche giorno, invece, è stato nominato Cavaliere della
Repubblica. Ci racconta come è successo
Giacomo Maiolini riceve
il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana
È il 1984 quando Giacomo
Maiolini, all'epoca appena 21enne, prende la decisione che gli cambierà la
vita: fondare un'etichetta discografica. Nasce così la Time Records, label che ha avuto un
ruolo fondamentale nella diffusione dell'italo disco, dell'eurobeat e di tutta
la musica "discotecara" che di lì a poi avrebbe avuto una diffusione
pazzesca a livello mondiale. Il peso di Maiolini in tutto questo è stato
recentemente riconosciuto dal conferimento del titolo di Cavaliere al
Merito della Repubblica Italiana, non proprio una cosetta da nulla. Vista
l'occasione abbiamo raggiunto il discografico bresciano per fargli qualche
domanda.
Che giorni sono questi per te? Cosa significa
questo "cavalierato"?
Sono senz’altro grato per
questo riconoscimento ma restano per me giorni in cui mi dedico, come sempre ed
alacremente, al mio lavoro.
In Italia la musica, soprattutto dance e
affini, fin qui aveva avuto ben pochi riconoscimenti. Questa tua nomina va
"condivisa" con un movimento?
Senza dubbio questo
riconoscimento istituzionale segna il tempo, è una sorta di “certificazione”
per aver creato un movimento fatto di artisti e di persone che fruiscono (e
gioiscono) del nostro lavoro. Tutto ci va condiviso con gli artisti con cui ho
collaborato e con cui ho fatto successi apprezzati in tutto il mondo.
Bob Sinclar e Giacomo
Maiolini
Come si cambia il suono italiano da Brescia?
Cosa ti ha dato (ed eventualmente) tolto la "provincia"?
Il suono è senza confini,
la provincia è stato il trampolino di lancio che mi ha permesso – e quasi
obbligato – ad avere uno sguardo più ampio.
Come nasce Time Records, cosa avevi intuito?
TIME nasce e deriva dalla
mia più grande passione: la musica. L’intuizione è stata quella di contaminare
il mondo con il mio sogno che con TIME è diventato il mio lavoro.
I tre brani fondamentali della storia
dell'etichetta e perché?
Innanzitutto il momento
fondante della mia carriera e della storia della ma etichetta è stato il
momento Giappone (dal 1985 a circa il 2002) diventato un vero e proprio
fenomeno di culto in quegli anni, quello che ha generato la nascita
dell’Eurobeat e che ha tracciato la via dell’internazionalità per me e per
Time. Pensando ai 3 brani che hanno segnato la storia della mia etichetta direi
certamente Open Your Mind dei già citati U.S.U.R.A. che è stato il primo
successo internazionale House. O-Zone che mi hanno permesso di scalare le vette
delle classifiche internazionali con numeri da capogiro. Infine Dennis Lloyd
espressione del mercato digitale che non ha solo segnato un nuovo modo di
fruire la musica ma attualmente vanta, solo su Spotify , più di un milione di
stream ed è stato insignito di numerosi dischi di platino, doppio platino e
diamante in tutto di mondo.
Scatto con Gigi Dag
Chi è Gigi Dag per la musica e l'identità
italiana nel mondo?
Gigi Dag è l’unica
espressione musicale che riesce ancora ad attraversare generazioni diverse
regalando ad ognuno emozioni uniche. Irripetibile assistere ai suoi dj set. Una
miscellanea di persone diversissime tra loro per età e non solo.
Tre Paesi dove la vostra musica va
insospettabilmente forte?
Per il tipo di musica che
facciamo è davvero difficile tracciare un perimetro, dipende dai dischi che via
via produciamo. Fatta questa premessa direi GERMANIA – FRANCIA e BENELUX,
strizzando l’occhio al Sol Levante.
Cosa ne pensi dell'ondata di
"revival" degli ultimi anni?
Credo sia necessario fare
un distinguo tra cosa si intende per “revival”, se ci riferiamo
all’attualizzare brani di grande successo del passato, mixando musica pop
(spesso della più classica musica italiana) con sonorità dance direi che ha
vissuto in questi mesi un momento di grande successo. Non lo definirei effetto
malinconia, mi piace pensare ad un riconsegnare alle nuove generazioni un
pensiero che è stato molto significativo quando noi avevamo la loro età. Se
invece pensiamo ai sample di vecchi brani che diventano camei in brani attuali,
quella è un’abitudine consolidata che ha permesso di produrre importanti
capolavori, spesso molto meglio degli originali.





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