sabato 17 giugno 2017

La passione affonda le sue radici in una parte sconosciuta della nostra persona; a volte conosciamo le sue origini, altre volte sono completamente ignote, sconosciute. La passione è istintiva, è di getto, ti prende e non ti lascia più andare, rende tutto quello che fai migliore, piacevole. La passione per la scrittura per Carmelo (per gli amici Meno) Occhipinti, addetto stampa del Padua Rugby Ragusa, è nata da ragazzino e negli anni, coltivata con dedizione, è cresciuta rendendola “quasi” un vero e proprio lavoro.
Presentati.
“Mi chiamo Meno Occhipinti, ho 55 anni, tre figli (tra miei e acquisiti), una moglie (in usufrutto), mi piace il rugby e scrivere di rugby (insieme a tante altre cose).”
Com’è nata la tua passione per il giornalismo?
“Mi è sempre piaciuto scrivere e, in fondo, l’ho sempre fatto. Una quindicina di anni fa, insieme ad alcuni amici abbiamo deciso di fondare un giornale (Operaincerta.it) e da lì è iniziato tutto in modo “ufficiale”.”
E per il rugby?
“Da ragazzino guardavo il 5 Nazioni in TV, con le telecronache di Paolo Rosi, e mi sono appassionato. Poi un mio amico, all’epoca avevo una quindicina di anni, mi ha chiesto se volevo capire realmente cosa si prova a prendere sul serio in mano una palla ovale. Ho provato e sono rimasto con la maglia biancazzurra del Padua (all’epoca in realtà la nostra era verde “irlanda”, chissà perché) per due stagioni, anche se ho giocato poco.”

(Meno Occhipinti)

Perché hai scelto di scrivere di rugby e non di un altro sport?
“Il caso. Dopo una vita passata fuori Ragusa per lavoro, al rientro “alla base” mi era venuta voglia di tornare a giocare anche se, considerando l’età, avevo come opzione solo gli Old. Da lì, essendo giornalista, il passo a scrivere per il Padua è stato breve.”
Che cos’ha il rugby che non hanno gli altri sport?
“La palla ovale. No, scherzo. Premettendo che sono di parte perché il rugby è lo sport che mi piace di più, ciò che gli altri sport non hanno sono i nostri valori. Devo però confessarti che, vivendo ormai l’ambiente da diversi anni, ogni tanto sento qualche campana stonata…”
Ti ispiri a qualche grande firma quando scrivi un articolo?
“No. Scrivo di botto, quasi in apnea, e lo faccio senza pensare a nulla se non a elaborare le emozioni che provo durante le partite. Comunque, non è che siano tanti i colleghi che scrivono di rugby… Ci sono però firme che invidio per la loro capacità di sintesi e di cogliere alcuni aspetti del nostro sport. La scrittura di Massimo Calandri, ad esempio, mi piace molto, tanto quanto quella di Osvaldo Soriano. Lui scriveva di calcio ma penso avrebbe fatto benissimo anche con il rugby.”
Raccontaci il tuo lavoro di addetto stampa.
“Generalmente la mia settimana inizia il martedì, al campo, dove vado a raccogliere i pensieri del coach sul prossimo incontro e poi, al rientro a casa c’è la stesura dell’articolo. La domenica sono al campo e dopo il terzo tempo torno a casa per raccontare la partita appena giocata. Durante la settimana c’è la Birra con Ciccio (la cosa più piacevole che faccio per il Padua), la cura del sito internet (anche se non sarebbe un compito di pertinenza dell’addetto stampa), la gestione del nostro giornale (Padua360°), i supplementi cartacei, il coordinamento di quanti collaborano con l’ufficio stampa, le riunioni di direttivo a cui sono invitato. Insomma, è un lavoro a tutti gli effetti, che faccio perché mi diverte e mi soddisfa. Quando non sarà più così passerò la penna ad un altro e andrò in tribuna a godermi le partite in tutta tranquillità.”
Cosa deve avere un articolo per suscitare interesse?
“Semplicemente e ovviamente deve parlare di qualcosa che interessa chi lo legge. Non ci sono articoli interessanti per tutti. Naturalmente dev’essere scritto bene, altrimenti dopo due righe si va oltre.”
L’articolo che più ti è piaciuto scrivere?
“Non saprei, ne ho scritti così tanti che mi viene difficile sceglierne uno. Se proprio devo, allora dico, per come si è svolta, per la sua gentilezza e cordialità, l’intervista a Cesaria Evora al Festival du Bout du Monde, in Bretagna…”
Quali qualità deve avere un bravo addetto stampa?
“Quelle che dovrebbe avere ogni giornalista e, in fondo, quelle che dovremmo avere tutti noi cittadini: onestà e coerenza.”
Scrivere per il Padua è il lavoro che ti permette di vivere?
“Mi piacerebbe, ma purtroppo non è così. Il mio lavoro al Padua è reso a titolo totalmente gratuito. A pensarci, forse è un bene perché se continui a fare questo lavoro per tanti anni senza guadagnare un solo centesimo, vuol dire che la fai per passione e quindi bene. O almeno è così per me: quando faccio una cosa che mi piace cerco sempre di farla al meglio delle mie possibilità.”
Era il tuo sogno fare questo lavoro?
“Sinceramente, quando ho iniziato a scrivere non pensavo proprio di fare l’addetto stampa per una società di rugby. Ci sono arrivato per caso, ma adesso che ho provato quanto sia coinvolgente farlo non ho intenzione di smettere.”
La tua squadra del cuore?
“Se dico Padua, rischio di essere convenzionale o scontato. Poiché ho vissuto per diversi anni a Treviso, dico Benetton. Ma ero tifoso della squadra biancoverde anche quando vestiva il biancazzurro e si chiamava Metalcrom.”
Oltre al rugby, scrivi di altro?
“In quest’ultimo periodo il rugby ha monopolizzato la mia scrittura, ma ogni tanto mi occupo di musica e cultura per il mensile “Operaincerta” (anche se a volte il rugby fa capolino pure lì). In passato ho collaborato con il quindicinale “La Città” e pubblicato due romanzi. Seguire il Padua comunque mi occupa molto e mi resta poco tempo per fare altro.”

Quando non scrivi (e non lavori) che cosa fai?
“Poco. Provo a leggere, soprattutto romanzi, ascolto musica e guardo film. Ah, ogni tanto faccio il pane e la pizza!”

(Proprio in questi giorni c'è stata la fusione tra Padua e Audax così da formare il Ragusa Rugby ndr)

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